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{ giovedì 13 marzo 2008 }

leggete tutto...TUTTOOOOOOOO!

>ci sono due tragedie nella vita; una è non ottenere quello che il cuore desidera, l'altra è ottenerlo
ci vollero ore perchè Lena si addormentasse e, appena ci riuscì, fece un sogno che la risvegliò.
il sogno aveva la qualità logora e povera di un vecchio filmino di scienze. sentiva il ronzio della pellicola che passava attraverso il proiettore e il ventilatore che raffreddava la luce. il film mostrava due cellule molto amplificate che si muovevano attraverso un grafico schematico del corpo umano.
una cellula partiva dal cervello e l'altra dal cuore. le cellule si incontravano all'altezza delle spalle. rimbalzaveno una contro l'altra finchè le due membrane cedevano e le cellule si univano.
nel sogno Lena alzava la mano e diceva a Mr.Briggs, il suo professore di biologia di nona: "non può succedere, vero?"
poi si svegliò.
quando si svegliò,andò in bagno. si sentì stanca di se stessa. si sentì stanca di non essere capace di dire quello che voleva o fare quello che voleva o perfino di volere quello che voleva, era stanca, certo, ma non ruisciva a dormire.
rimase seduta sul davanzale per molto tempo a guardare la luna piena per tre quarti. era la stessa luna che brillava su Bee, Carmen, Tibby, Kostos, Bapi, a tutte le persone a cui voleva bene, vicine e lontane.
no, non avrebbe più dormito quella notte. si infilò i Pantaloni Viaggianti sotto la camicia da notte e la giacca di jeans sopra. prima di riflettere, scese e uscì dalla porta di ingresso, che chiuse senza far alcun rumore.[...]
le luci erano spente nella camera. certo erano quasi le tre del mattino. si fece strada tra gli arbustiche coprivano il lato della casa. si sentì una stupida. bussò piano contro la finestra. bussò di nuovo. e se avesse svegliato tutta la casa? come si sarebbe giustificata? tutta la comunità greca avrebbe parlato di Lena la predatrice.
lo setì muoversi prima di vederlo alla finestra.
ora il suo cuoren sembrava un ficile AK-47 senza nessuno a maneggiarlo, che roteava nella cassa toracica e faceva espodere tutto quello che si trovava sulla traiettoria .
se per caso vedere Lena in camicia da nottee jeans che bussava alla sua finestra alle tre di notte gli parve un incubo da sveglio, Kostos non lo diede a vedere. sembrò stupito, però.
"puoi uscire?" erano le prime parole che gli rivolgeva da quando era arrivato. era orgogliosa di avere ancora un pò di fiato da soffiare al suo orecchio.
lui annuì. "aspetta.arrivo" disse.
lei si allontanò dai cespugli, perdendo un pezzo do camicia da notte.
la maglietta bianca di Kostos sembrava blu sotto la luna quando venne verso di lei. si era infilato un paio di jeans sopra i boxer. "vieni con me" le disse.
lei lo seguì nel giardino sul retro, in un angolo protetto dagli alberi. lui si sedette e anche lei si sedette. la giacca di jeans le faceva sentire caldo dopo tutto quel movimento. la tolse. si mise seduta sulle ginocchia, al'inizio, poi scivolò sull'erba umida e si sedette con le gambe incrociate.
il cielo d'estate le sembrò magico, quando alzò la testa a guardarlo. si sentì spensierata e non più spaventata.
lui la guardava negli occhi, con grande attenzione. aspettava che lei dicesse qualcosa. era lei quella che lo aveva fatto uscire dal letto in piena notte.
"volevo solo parlarti" disse, con un tono appena più alto di un sussurro.
"va bene"
ci volle un momento prima che le parole salissero e le uscissero. "mi manchi" disse. lo guardò neglio occhi. voleva solo essere onesta con lui.
lui le restituì lo sguardo.
"vorrei non aver smesso di scriverti" proseguì. "l'ho fatto perchè avevo paura che tu mi mancassi troppo e di volerti per sempre. mi sentivo così protesa fuori di me. volevo che la mia vita mi appartenesse di nuovo"
lui annuì. "lo capisco" disse.
"so che non provi più gli stessi sentimenti per me" disse Lena coraggiosa. "so che hai una ragazza adesso" strappò un filo d'erba e lo strofinò tra le dita "non mi aspetto niente da te. volevo solo essere sincera, perchè prima non lo ero."
"oh, Lena." Kostos era teso. si lasciò andare nell'erba e si coprì la faccia con le mani.
[...]
lui si rialzò e si voltò verso di lei. era davanti a lei, a non più di tenta centimetri. le prese una mano tra le sue, con grande sorpresa di Lena. sembrava molto dispiacuito dall'aria tragica dipinta sulla faccia di lei. "Lena, per favore, non essere triste.non essere mai triste perchè credi che io non ti ami" teneva lo sguardo fisso su di lei.
le lacrime di Lena erano ferme sulle sue ciglia e lei non sapeva bene che strada avrebbero preso.
"non ho mai smesso di amarti" disse lui. "lo sai?"
"non mi hai più scritto.hai una nuova ragazza"
lui le lasciò la mano. lei avrebbe voluto che la tenesse. "non ho una ragazza!cosa stai dicendo?sono uscito qualche volta con una ragazza perchè ero infelice a causa tua"
"hai fatto tutta quella strada dalla grecia senza dirmelo"
lui accennò una risata, più pre se che per lei.
"perchè credi sia venuti qui?"
lei aveva paura di rispondere.le lacrime le oltrepassarono le ciglia e si riversarono in grossi rivoli sulle guance. "non lo so"
[...]
"perchè non hai detto niente?"
"cosa avrei potuto dire?"
"avresti potuto dimostrare che eri felice di vedermi o dirmi che ti importava ancora" suggerì lei.
lui rise con un sorriso amaro. "Lena, so come sei"
Lena avrebbe voluto sapere com'era. "come sono?"
"se mi avvicino tu scappi, se sto fermo, forse, pian pianino, potresti venire da me"
lei era così?
"Lena"
"si?"
"sono felice di vederti e mi importa ancora di te" disse lui.
lui rideva, ma lei se la prese.
"e io che avevo perso tutte le speranze" disse.
Lena si protese verso di lui, sollevandosi sulle ginocchia. incontrò la bocca di lui con la sua. lo baciò con dolcezza. lui gemette molto piano. la abbracciò e la baciò profondamente. poi cadde all'indietro e la trascinò nell'erba sopra di lui.
lei rise e poi si baciarono ancora ancora e ancora. si rotolarono nell'erba finchè un ragazzo con la bicicletta lanciò il giornale sul vialetto d'ingresso e li spaventò.
[...]
appena prima che raggiungessero la casa, lui si fermò e la baciò. poi la lasciò andare. lei non voleva andare.
"bellissima Lena" disse, toccandogli la spalla. "verrò da te domani"
"ti amo" gli disse lei, con coraggio.
"ti amo" disse lui. "non ho mai smesso"

>che cosa c'è nei tuoi occhi? a me pare più di tutte le parole che ho letto in vita mia.
Kostos venne a trovarla, ma non quando lei si aspettava. Lena lo sperò e lo volle a colazione, pranzo e cena, ma lui arrivò quando lei era già a letto. sentì una ghianda colpire il vetro.
con il cuore un gola, andò alla finestra e lo vide. lo salutò e corse giù dalle scale fuori dalla porta sul retro il più veloce possibile. si gettò contro di lui. [...]
lei era in camicia da notte. lui era vestito in modo più conveniente.
"ti ho sognato tutto il giorno" gli disse.
"ti ho sognato tutto l'anno" disse lui.
cominciarono piano, baciandosi. era tutto quello di cui ebbero bisogno per tanto, tanto tempo, fonchè le non infilò le mani dentro la maglia di Kostos. lui la lasciò esplorare il suo petto, le sue braccia e la sua schiena, ma alla fine si allontanò.
"devo andare" disse con aria infelice.
"perchè?"
lui la baciò. "perchè sono un gentleman e non credo di rimanerlo ancora per molto"
"oh Lena" parlava come se fosse sott'acqua. e non la guardava con l'aria di chi voleva andare via.
la baciò di nuovo e si allontanò, veloce. "ci sono delle cose che ho una voglia terribile di fare con te"
lei annuì.
"non hai mai fatto.. queste cose, vero?" le chiese lui.
lei scosse la testa. all'improvviso si sentì preoccupata di non essere capace.
"a maggior ragione dobbiamo andare piano. far si che conti"

Bordi - 18:20

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