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{ lunedì 22 settembre 2008 }

un libro semplice, 2

Ber lo scrittore –Prima Parte

Anche se qualcuno non ci crede, oggi, il vecchio Ber fu per molti anni uno fra i migliori scrittori di storie per ragazzi del paese.
Smise di scrivere del tutto pochi anni fa, dopo una lenta agonia.
Cominciò con una piccola pausa di un paio d’anni, poi riprese con un misero tentativo giallo e, subito dopo, ricominciò con i ragazzi finché, presto, cominciò a dare segni di squilibrio. Cominciò a bere. E bere con la B maiuscola.
È vero, ora rimane del vecchio scrittore solamente una larva alcolizzata ma, credetemi, una volta era un genio della penna.

L'inizio di tutto fu la fine dell'ultimo giorno di pace che ebbe.

Quando questo finì, alle sei di mattina, squillò il telefono.
Era un banale errore, un numero sbagliato e visto che ci si trovava, Ber decise che sarebbe rimasto alzato nonostante la sveglia sarebbe suonata alle otto, nonostante avesse bisogno di tutte le sue ore, nonostante tutto convenne che sarebbero state due ore di sonno cattivo.
Avrebbe stretto i denti e tirato avanti quel giorno.
"Ma si figuri, può succedere a chiunque di sbagliare, buon giorno", maledetta -clic.
Si trascinò come zombi in bagno. Si preparò il caffè. Profumo di moka: stimola visioni lontane, quasi sognanti.

"Ahuu!"

Si bruciò con la caffettiera, non trovava la cremina, lo zucchero all'aria e per poco non scivolò sulla pipì del gatto. Sì, aveva un gatto.
Un bel respiro.
Niente visioni sognanti, tutto da capo.

Ore otto.
La vestaglia grigio-cappotto, la scrivania legno, la macchina da scrivere.
Campanello, "chi può essere a quest'ora! Lo sanno, c'è il cartello non disturbare fino...”
"Dilin dilon!"
“Osceno” ha sempre pensato.
Il suo corpo pesante si staccò dalla sua sedia, scomoda, da lavoro.
"Buongiorno, mi scusi per l'ora"
"Non lo vede il cartello “non disturbare”? Chi è lei!!?"
"No, signore, non vedo nessun cartello, permette? -si fece strada in casa come una volpe- sono un impiegato delle Poste"
"Dunque?!"
L'impiegato in silenzio totale si guardò intorno, perlustrò la casa.
“(come si permette, disturba, fa il suo comodo...) Allora, cosa desiderano le Poste, da me, a quest'ora?"
"Ah, mi scusi, niente di particolare, solo questo: è urgente"
("... un telegramma, urgente, chi può essere...")
"Bene! Grazie senta... è strano ma... desidera un caffè?"
"Beh -controllò l'orologio- avrei... ma sì, un caffè; però, se permette, lo preparo io. So che sono un po' invadente. …suvvia, per farmi perdonare..."
"E’ assurdo, glielo stavo per chiedere ma... per un altro motivo. Si accomodi, di qua"
"Grazie"
Comodi e rilassati, per quanto Ber si fosse potuto rilassare, sul divano, l'impiegato proruppe dopo un silenzio di minuti.
"Lei, dunque, è un famoso scrittore!?"
“Credo di fare al meglio il mio lavoro come lei fa il suo"
"Vengo al punto, coltivo da tempo il desiderio di scrivere. Come lei, cioè come lei è probabile che no, ma lo stesso genere, più o meno"
Ber era già pentito di aver venduto generosità per un po' di caffè sognante, che sognante non si mostrò per la vicinanza di un altro essere.
"Ho qui per caso questo racconto, non si preoccupi... cioè, dirò che ho avuto un piccolo guasto al motociclo"
"Avrebbe intenzione di leggerlo adesso? E… senta, non credo sia igienico che lei approfitti ancora della cortesia concessale, sono quasi le nove e starei cercando di lavorare"
"Ho capito, glielo lascio -chi crede che Ber non abbia ringraziato col pensiero?- non c'è problema -e che non l'abbia spinto lentamente verso la porta?- si ricordi di leggere il racconto di Giacomo. Giacomo! Si ricordi di me. Arrivederci"

"Sii! Finalmente"

Finì di leggere il caffè e magari di bere il telegramma.

Terminando il caffè, si ricordò che non aveva ancora letto il telegramma.

"Arrivo stazione treno 11 e 24 oggi. Anto"

Si riprese dopo qualche minuto, dalla poltrona dei sogni del caffè, stavano suonando le nove.

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…Calimero…

... si racconta che tanti anni fa, nel 2009, si verificarono dei furti molto particolari.
Sembra che ogni singolo furto avvenisse tra le 11 e 42 e le 11 e 54 di mattina; sotto il sole cocente, sotto gli occhi dormiglioni di tutti.
Gli oggetti spariti erano i più disparati: orologi di plastica, valori un po' più consistenti, come batterie di pentole firmate e anche angoli di letto in gommapiuma.
I gendarmi erano spiazzati: non trovando un collegamento logico tra le sparizioni, non riuscivano a farsi un'idea del soggetto. O dei soggetti.
Un'ipotesi finiva come una lampadina bruciata: tuc! E poi silenzio, nuova luce, tuc e buio, la lampadina, sempre più fioca e...
…ogni volta in mano rimaneva l'idea soffiata di un'ombra bianca.
"Cosa se ne fanno di queste cose -si domandavano gli agenti in silenzio, negli angolini degli uffici- solo un malato agisce così... -a meno...- a meno che non ci stiano prendendo in giro. E magari serve come diversivo."
Qualcuno si stava convincendo, veramente, che il grande colpo sarebbe avvenuto in maniera talmente invisibile, da succedere al posto di uno sbadiglio.
"... dunque un genio, un genio del crimine... intendo."
Il capitano dei gendarmi, durante quella riunione, affermò forse, qualcosa che si avvicinava ad una ipotetica verità. Il capitano non lo sapeva e ricevette il plauso di tutti.
Tutto questo non risolveva il problema.
Le ore seguivano ferme, i giorni si moltiplicavano con capriole e i mesi si ammonticchiavano sterili senza alcun indizio.
Vocette di corridoio indicavano il tipo arrivato in città da poco, come lo straniero che avrebbe risolto il caso.
Non era difficile additarlo, non sopportarlo, semplicemente notarlo. Nessuno in città indossava, almeno contemporaneamente, vestiti neri e cappello bianco. Rappresentava il classico esempio di agente in incognito, visibile da dieci chilometri di distanza. La gente diceva "disturbato toccato fissato..." e, giusto per le chiacchiere, "sì! E’ lui."
Appariva davvero buffo e inoffensivo, si faceva passare per Calimero e tutti sapevano che Calimero non valesse un gran che. Era forse questo il travestimento dello straniero? Non fu dato mai rispondere a questo, ma a tal considerazione, giunsero i più alti funzionari della Gendarmeria.
Era nel pieno dell'Opera: si appostava giornate intere dietro angoli inaspettati. "O è scemo o è un genio"... commentava la maggior parte dei gendarmi ma, osservandolo bene, si rendeva conto di quello che stesse facendo: i suoi movimenti erano quelli di uno che sa quello che deve fare.
Intanto la poesia dell'odore dei biscotti al cioccolato aleggiava sicura.
Nuovi stranieri stavano arrivando in città. "Sarà una squadra speciale venuta ad aiutare Calimero". Così sembrava, almeno in apparenza: i grigi stranieri si comportavano in maniera strana. Calimero sapeva. Calimero fece finta di niente. Calimero agiva come indisturbato ma così non era. Calimero era realmente contrastato.
"Ce l'hanno con lui o non vogliono che il caso sia risolto?"
Calimero era l'unico a poterlo risolvere e i Grigi sembravano i soli a poter fermare Calimero.
Alcune risposte cominciarono ad arrivare la notte in cui una impensabile figura… riuscì a spogliare Calimero e più che a dare delle risposte, questo evento, apriva un ventaglio di altre domande.
Fino ad allora non importava a nessuno chi fosse in realtà, ma il fatto che lo volessero come... smascherare, cambiava tutto.
"Chi è Calimero in realtà?! Chi è il buono in questa delicata faccenda?!"
La popolazione venne a sapere la vera identità di Calimero o meglio, il suo nome che ancora non suggeriva chi fosse. Il suo nome rimbalzava dalle bocche ai giornali e dai giornali alle botteghe del centro:

tetikali - 14:45

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Sono presenti 3 commenti.

japanime > jap anime 5tetikali martedì 30 settembre 2008 08:373/3
grazie, pu-pulsi!

ahime ma le scrivo proprio io....

segui allora se ti coinvolge :)
nessunomissannaa giovedì 25 settembre 2008 18:322/3
pulci arriva sempre prima di me... ihih...
bella anke questa... ora vado alla prox........
nessunoPulcinaRosa lunedì 22 settembre 2008 18:211/3
Se queste storie le scrivi tu, ti faccio davvero i complimenti, hai un bel modo di scrivere, piuttosto convolgente e interessante!
Bravo Tek!

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