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Pagina del diario di EL11100568

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{ venerdì 15 settembre 2006 }

qualcosa di un po' meno mondano!

La mia ultima fatica, la dedico ad una mia carissima zia che purtroppo ha perso due figli in due diversi incidenti stradali. Il suo sguardo, la dignità cheusa nelportare il lutto hanno ispirato queste pagine.

I
Piove, scende fitta e silenziosa, una manna da questo cielo sempre più strano per irrigare la terra assetata da troppi giorni. Sono già le sei, apro di malavoglia la luce e resto in ascolto: silenzio, nessun movimento dalla tua camera, solo il ticchettare dell’orologio in corridoio smorza questo gelo che sopprime le mie sicurezze. Mentre mi rivesto della vestaglia, rivolgo l’orecchio alla strada con un groppo in gola: un’auto rallenta sulla curva di casa nostra, tra un po’ si aprirà il cancello e tu rientrerai finalmente con passo furtivo e consapevole del tuo ingiustificato ritardo. Io qui ad aspettarti a braccia conserte, come spesso ho fatto negli ultimi anni. No,…… L’auto prosegue, l’attesa continua incessante. Mi appoggio alla finestra e guardo fuori, con le dita mi strofino gli occhi pesanti mentre un mix di pensieri ed emozioni si accavallano in questi minuti lenti e monotoni: dove sei tesoro mio? Mi fa paura,…. D’impulso prendo il cellulare e controllo le chiamate: nulla, assolutamente niente da ieri sera, né un sms, né uno squillo caduto a vuoto, il nulla e questo silenzio, solo il gocciolare piano dalle grondaie,…… Prima di uscire, mi avevi abbracciato teneramente rassicurandomi: “Mamma, tranquilla, torno presto,non faccio come lo scorso sabato, vado solo a farmi un giro con Diego giù a Lignano,…Ok?” Uno sguardo ingenuo illuminava il tuo viso ancora di ragazzino, tu e Diego, sempre voi due, tutti i fine settimana assieme come Cip e Ciop,……. altro che trovarti la morosa, quella sarebbe solo un optional per te! Quegli occhi blu mare,…. “ Va bene, ma non bere troppo, che poi se ti fanno la prova, devo chiamare papà per farti venire a prendere!” Girandoti, mi sorridevi rassegnato: “Ma mamma,……”.
Il sole sta facendo capolino da sotto le nuvole dense, finalmente un po’ di sereno dopo due giorni di pioggia. Vago su e giù per la stanza in preda ai miei demoni interiori. Sì, è vero non sono sempre stata una madre modello, quando era piccolo, a pranzo mangiava dai nonni o alla mensa della scuola perché io dovevo ( e devo ancora) seguire il lavoro allo studio che non mi da tregua, forse io e suo padre avremmo dovuto fare più spesso delle vacanze assieme a lui, forse dovrei cercare di essergli più vicina e cercare di capire ciò che pensa ma io ci sono sempre e lui lo sa che può contare su di me se ha bisogno, lui sa che certi comportamenti mi fanno stare male. E allora perché per l’ennesima volta non vuoi capire che se ti dico di tornare a casa ad un certo orario, non devi sempre fare di testa tua?
Tendo di nuovo l’orecchio: no, sempre le solite auto che passano e che rallentano sul bagnato…. Quest’attesa è snervante, il sonno ormai è completamente svanito dal mio corpo e mi sta montando una cocente rabbia. Vedrai quando torni a casa, stavolta,……. Dal rubinetto in bagno tintinnano ogni tanto delle piccole gocce quasi a volere scandire l’impazienza che fa tremare le mie gambe. No, non sono propriamente quella che si chiama una roccia, ho paura perché la mia vita ora sei tu….. Provare a telefonarti? La solita madre bacchettona, probabilmente diranno i tuoi amici, che palla! Niente, il telefono squilla invano, chiamata inoltrata, inutile, non sei reperibile! Guardo il quadretto appeso al muro dietro di me, una madre con in braccio il suo bambino: Vergine santa proteggilo tu!
II
“Signora V. mi dispiace molto,…..” un medico mi tende la mano nell’intento di indurmi a sedere. “guardi, abbiamo fatto tutto il possibile ma quando è arrivato qui in ospedale, non c’era più niente da fare… il suo cuore non siamo riusciti…….” Le sue parole mi attraversano la mente, entrano da un orecchio ed escono dall’altro, non riesco a trattenerle, seguo il movimento delle sue labbra ma non sono capace di comprendere che cosa mi sta dicendo. Forse sono diventata sorda o pazza. Non so, ….. Vicino a me c’è Diego, ha uno sguardo dimesso che cerca di nascondere con le mani. Ma perché siete tutti qua vicino a me? Che succede? Che cosa volete? Dov’è mio figlio? Dentro mi sento come un leone in gabbia, tante parole vorrebbero uscire dalla bocca ma è come se mi avessero annodato tra loro in un groviglio insensato le corde vocali. E non capisco il perché. “ Ha bisogno di qualcosa signora? Vuole un tè prima di andare di là,….?” Accenna con gli occhi ad una stanza, in fondo al corridoio, la porta è semiaperta ma è troppo lontana perché io possa anche solo immaginare che cosa contenga. “No, non ho bisogno di nulla.” Rispondo guardando ingenuamente il mio interlocutore in camice verde. Perché di che cosa dovrei avere bisogno? “Bene, allora, venga con me per favore,……”. Camminiamo a passi lievi lungo il corridoio, mi sento tranquilla ma ho come un mal di testa fastidioso che batte nella mia testa. La porta viene spalancata, una camera tutta bianca, pulita ma intrisa di uno strano odore, un letto, un lenzuolo, un viso………. “Ecco ….. suppongo che preferisca restare da sola ora, qui c’è una sedia se vuole,…” Mi offre gentilmente di sedermi, la sedia del resto è proprio accanto al letto. Caro dottore,……Un’attimo, un pensiero: mio figlio? Guardo davanti a me: un viso, due occhi chiusi, sembra addormentato, scosto tra i capelli degli aghi di pino che chissà come gli si sono impigliati, anzi alcuni si sono impasticciati formando dei grumi, sangue. Mio figlio. Presa da un impeto, t’ho abbracciato, stretto a me, ti ho cullato come quando eri solo un bambino. Ma fa freddo, un dannato freddo silenzio.

EL11100568 - 20:34

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Sono presenti 1 commenti.

nessunoAzuth sabato 16 settembre 2006 00:051/1
Tutto questo è veramente triste.Ridimensiona un sacco di problemi che la maggior parte di noi ritiene insormontabili.Mi dispiace,mi dispiace davvero tanto.

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