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Tutte le frasi segnalate da Catello Nastro

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categoria: Poesie

IL CANTO DEL SILENZIO

IL CANTO DEL SILENZIO

Non ha voce,non ha vita,
ha solo il sorriso di chi
lo sa percepire anche da lontano.
Il silenzio canta con gli occhi
ed elabora musiche lievi
che solo uditi sensibili
sono in grado di percepire.

Il canto del silenzio
narra storie attuali,
visi solcati da lacrime,
sguardi profondi
proiettati nell’infinito,
con una orchestra di raggi di sole,
sibili di vento e bui notturni.

Il canto del silenzio si ascolta,
con tonalità malinconiche,
in una società consumistica
che, finta sorda, non ascolta
la voce di chi non ha voce.

Catello Nastro

Catello Nastro - tratto da POESIE 2011

segnalata da Catello Nastro mercoledì 12 gennaio 2011

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categoria: Poesie

SORRIDO, MA…

Sorrido,
ma non mi sforzo:
forse perché
non meriti
il mio sorriso,
forse perché
non ti ammiro,
non ti valuto,
non ti giudico,
non sei degno
della mia stima.

Sorrido, ma…
Non mi sforzo…
Forse sarà
perché ho la dentiera.

Catello Nastro

segnalata da Catello Nastro giovedì 6 gennaio 2011

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categoria: Poesie

I CAMPI DI GRANO

Estirpata la parassita gramigna,
purificato il terreno datore di vita,
germoglieranno e si svilupperanno
le spighe di grano indorate dal sole,
benedette dal Signore,
bagnate col sudore della fronte
dei laboriosi agricoltori
avvezzi solo a mangiare nel proprio piatto,
senza togliere il boccone di bocca
al bambino piangente che ha fame.

La superstite gramigna contrasterà
con l’elegante e bionda spiga di grano,
forse soccomberà all’ultimo gesto
del contadino con in mano la falce,
forse seccherà sotto i raggi
cocenti del solo d’agosto
mentre il profumo di pane
invade l’aria circostante l’aia
uscendo come incenso benedetto
dalla bocca del forno degli antichi avi.

E tutti – grandi e piccini –
sotto il verdeggiante pergolato
della casa di campagna
si ciberanno pensando agli antichi avi
che scacciarono i parassiti baroni,
come la gramigna dal campo di grano
indorato dal sole d’agosto cilentano.

Catello Nastro

segnalata da Catello Nastro giovedì 6 gennaio 2011

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categoria: Poesie

BOTTI DI CAPODANNO 2011

Giovani scapestrati
sparano botti di Capodanno
sotto le finestre del Centro storico
della città capoluogo del Cilento,
ancora abitato da antichi vecchietti
al piano terra perché non hanno la forza
di salire le ataviche scale
di pietra non levigata
ereditata da antichi avi
che videro i moti del Cilento.
Rimbombano i botti,
ed il vecchio che ricorda
ancora lo sbarco degli Alleati,
sussulta nel letto tremante.

E i giovani scapestrati gioiscono
della loro barbarie quasi auspicando
il ritorno ad un mondo violento.

Catello Nastro

segnalata da Catello Nastro giovedì 6 gennaio 2011

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categoria: Poesie

La poesia semplice di Silvia Del Galdo

LA POESIA SEMPLICE DI SILVIA DEL GALDO

La poesia di Silvia Del Galdo, che vive in provincia di Milano già da alcuni anni, è semplice e genuina, quasi una lirica naive proprio per i temi attuali descritti in maniera chiara ma incisiva.
Il dolore, l’amore, ma anche la compartecipazione all’evolversi del mondo morale e spirituale sono temi frequenti nelle sue liriche. Tra queste spicca la poesia “14 AGOSTO 1999” che riportiamo integralmente non far torto all’autrice ed anche al fruitore della composizione.

14 AGOSTO 1999

Il viso sofferente
E gli occhi ormai velati
Non brillan più d’amore
Ma si legge il dolore,
e mentre io ti guardo,
il cuore mi si stringe
e il viso mio tirato
di lagrime si tinge.

Ormai più non respiri
Al Padre sei tornata
E nello stesso istante
Il cuore è lacerato.

Silvia De Galdo

Da notare in questi versi la drammaticità del tema trattato, la rassegnazione cristiana e la compartecipazione dignitosa al dolore per la dipartita di una persona cara. Inoltre, noti bene il lettore, che Silvia Del Galdo scrive in maniera incisiva. Ogni suo verso è quasi un capitolo di un lungo diario. Un’altra composizione semplice e senza ricercatezza di astrusi vocaboli è “IL PAESAGGIO”.

IL PESAGGIO

Com’è bello il paesaggio
Dalla macchina l’osservo,
sembra quello del Presepe
con le capre e l’asinello
con le luci piccoline
come fossero stelline
e di notte è illuminato
come mai l’ho immaginato
con i boschi e con le siepi
con i campi coltivati
con le pinte di limoni
e il profumo di lamponi:

Silvia Del Galdo

La chiara ispirazione cristiana, la semplicità dell’esposizione, sebbene con un vocabolario non molto forbito e pregno di ricercatezza, spingono il critico a prendere in considerazione i versi di Silvia Del Galdo e proporli al lettore spesso sbandato in un clima di apatia o l contrario, di un novello barocchismo linguistico atto a meravigliare più per la forma che per il contenuto.

Catello Nastro

agropolicultura.blogspot.com

segnalata da Catello Nastro mercoledì 3 novembre 2010

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categoria: Poesie

Dieci Dieci Dieci

ARLECCHINO

Se ne vedono di tutti i colori
politici e sportivi.
Ne combinano di tutti i colori:
affamati e miliardari.
Anche le automobili
sono di tanti colori.
Ne dicono di tutti i colori
i mass media scellerati.
Sono tinti di tanti colori
i capelli delle dive della TV.
Sono stampati in tanti colori
i giganteschi manifesti elettorali.
Sono tanti i colori alla moda
nelle boutique della strada dei vip.
Se ne dicono di tutti i colori
gli automobilisti in un tamponamento.
Solo i colori della bandiera sono sicuri:
sono sempre bianco, rosso e verde.
Pure i colori del vino sono sicuri:
sono sempre bianco, rosso e rosato.
Cin! Cin!

Catello Nastro

segnalata da Catello Nastro venerdì 15 ottobre 2010

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categoria: Poesie

Dieci Dieci Dieci

DIECI DIECI DIECI

Quando andavo a scuola
non ho visto mai un dieci.
Nemmeno in condotta
ho visto mai un dieci.
Solo quando giocavamo
la mia squadra era in dieci.
Non mi facevano mai giocare.
Nemmeno quando facevo
la schedina al Totocalcio
ho fatto mai un dieci.
Anche quando contavo
le pecore per addormentarmi
alla nona già russavo.
Ho dovuto aspettare
quasi settanta anni
per trovare 10, 10, 10.
Grazie, Signore!

Catello Nastro

Catello Nastro - tratto da Versi avversi

segnalata da Catello Nastro venerdì 15 ottobre 2010

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categoria: Poesie

UCCISO IL PESCATORE

HANNO UCCISO IL PESCATORE

Hanno ucciso il pescatore
che solcava le onde del mare
solcate da Ernest Emingway,
mentre tornava alla sua famiglia,
a notte fonda pregno di impegno civico.

I novelli saraceni,
contemporanei pirati
della Costa del Cilento,
autori di misfatti paesaggistici,
avidi divoratori del verde della terra
e dell’azzurro del mare,
nel grigiore di sete di denaro
spremuto dal sangue degli onesti,
hanno ammutolito con la morte
il novello Carlo Pisacane.

Anche San Francesco dal suo scoglio
da dove predicò ai pesci
bagna il mare con le sue lagrime.
Domani tornerà il silenzio
e se ne andrà con la barca dell’oblio.

Solo la voce del poeta,
- anche se senza lettori -
declamerà l’ultimo requiem.

Catello Nastro

AnonimoCatello Nastro - tratto da Versi Avversi

segnalata da Catello Nastro sabato 9 ottobre 2010

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categoria: Poesie

Che ne sarà di noi...

CHE NE SARA’ DI NOI

Che ne sarà di noi,
nati sotto le bombe,
cresciuti con la farina alleata,
svezzati col latte condensato,
col pane nero di fave e piselli.

Che ne sarà di noi,
alimentati dalla corruzione
degli anni ’60,
sezionati da ideologie trasversali,
terrorizzati dagli anni del terrore,
convinti di convinzioni fallaci.

Che ne sarà di noi,
guerrieri sconfitti sul campo
dagli eventi del ’68,
eroi di cartone stropicciato
alimentati da false promesse.

Che ne sarà di noi,
oramai settantenni
vittime della politicizzazione
anche dei Centri Sociali.

Combatteremo la nostra guerra,
brandendo un bastone da passeggio,
chiedendo il permesso all’artrosi,
pensando al futuro dei giovani.

Catello Nastro

Catello Nastro - tratto da Versi avversi

segnalata da Catello Nastro venerdì 1 ottobre 2010

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categoria: Poesie

Nel bosco del Monte di Nivi velia in Campania

RINT’A ‘LU BOSCO RE
LU MONTE RE NOVI

Rint’à ‘nu bosco
re lu Celiento antico,
chino re verde,
re fraule e mirtiddi
pigliao lu sule ‘na funghetta
cu’ lu’ cappedduzzo ‘ngapo.
Quanno verette aspuntà ra’ luntano
nu’ fungio re bosco
auto e cu’ male intinzioni.
Lu puverieddo nun facette
a tiempo manco a arapi’ la vocca
che chera arraggiata subbito l’alluccau:
“ Givinò, lu ssaccio ca’ vulite fa lu purcino,
ma livateve ra nanti a chesti spore
si nò chiammo a Genuveffa la vipera
e ve fazzo muzzecà ‘nzimma a ‘sta ponta
re sta cappedda moscia…”.
Aroppa a st’incontro sfurtunato
cu la purcina lercia,
s’avetta accuntentà
cu’ ‘na fongia arrepecchiata
re ‘n’antica vuercia.

Catello Nastro

TRADUZIONE DAL DIALETTO CILENTANO

Nel bosco che porta al bellissimo e suggestivo Santuario della Madonna di Novi Velia, oltre m.1.700 s.l,m., meta di frequenti pellegrinaggi durante la stagione estiva, un porcino vuole fare all’amore con una porcina, ma lei non ci sta e lo minaccia di allontanarsi altrimenti chiamerò una sua amica vipera e lo farà mordere sulla cappella. Sconfitto il porcino si allontana e si consola con una funghetta di quercia già in età avanzata.

Catello Nastro - tratto da Poesie Cilentane nuove

segnalata da Catello Nastro domenica 12 settembre 2010

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