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il tempo è un'invenzione

il contesto di una vita percorre direzioni già vissute
il futuro?
E' un prese te a cui non siamo ancora abituati...

sono io Giovanni Amadori

segnalata da Giovanni Amadori venerdì 11 novembre 2016

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Primavera

Cielo e fiori al mattino
mi s’aprono dinanzi in festa.
Sboccia la Primavera, ed io con lei!

Tanya Bi

segnalata da lidia vella mercoledì 30 marzo 2016

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Ho imparato a considerare la vita un grande orologio senza lancette,in quanto ho capito che è tutto transitorio.Siamo alla ricerca dei contatti a tempo indeterminato, quelli che non scadono mai, che non finiscono mai, cerchiamo l’amore per sempre, l’amicizia infinita, la fede senza tempo, i sentimenti più profondi, la lealtà, la sincerità. Purtroppo nella realtà tutto ciò è difficile che avvenga. E quando ti accorgi di questo,e che anche i momenti di autentica felicità possono durare solo un fuggevole attimo,ti aggrappi ai ricordi,quelli si che rimarranno per sempre....questo il motivo per cui spesso si torna indietro a recuperarli....

roberto c.

segnalata da Roberto Ciminera lunedì 25 gennaio 2016

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ricordo, immagini, fantasia

Quando cominciai a capire
salivo le scale a quattro, zampe,
nella vecchia casa dei miei nonni,

tutto scricchiolava, e le pietre antiche erano fredde,
quando sono cresciuta, dall'alto scivolavo sulla lunga scalinata
partivo come un razzo per scivolare e le pietre erano diventate

lisce, levigate, lucide, ma nelle giornate di pioggia, non mi bastava piu
una intera casa per giocare, scendevo nelle cantine a guardare le botti
gli attrezzi di campagna, oggetti antichi, prosciutti appesi,

e un giorno cominciai a risalire le vecchie scale,
sempre piu su, fino all'ultima camera e capii che
la scala continuava a salire nel buio..

avevo tra le mani la mia piccola bambola
e una piccola porta scorticata, io vidi
diedi una leggera spinta e come per magia la porta si spalancò,

un bagliore giallo verde, arrivava da una piccola finestra,
una soffitta mai visitata, pensai, bauli vecchi di secoli
in un angolo, spalliere di un letto di ferro battuto,

una specchiera di, chissà, quale trisnonna
vecchie lettere con una calligrafia svolazzante ed elegante,
mi tolsi le scarpe e le poggiai sul davanzale della finestrella

gli ultimi raggi del sole scomparivano dietro la montagna
e la luna spuntava, sembrava cantare dolci armonie celestiali,
ascoltai il sussurro del vento, valutavo che chiamasse me,

sentii lo sgocciolare della rugiada sugli steli di erba, nel prato
e notai un sentiero verso il bosco, attraverso i vetri, lo reputavo cosi misterioso,
immaginai elfi, fate, gnomi, su quel viottolo erboso

immaginavo loro che danzavano sotto la luce della luna!
E il bosco che sorrideva e tutti gli animali che facevano festa,
lasciai la mia bambola e chiusi gli occhi mentre dentro le mie piccole narici

entravano aromi e profumi di fiori ed erbe aromatiche
farfalle che svolazzavano sopra la mia testa, e i folletti che
chiamavano il mio nome....

la mia immaginazione non aveva limite,
abbandonai la mia bambola alla soffitta....per sempre,
il bosco aspettava me, per ogni avventura nella natura.

daniela cesta

segnalata da daniela cesta lunedì 9 novembre 2015

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nessuno

cadendo, si è sbucciato il ginocchio

segnalata da anya venerdì 15 maggio 2015

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