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In questa categoria oggi sono state inserite 30 poesie.


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musica

Musica

Da ragazzo, come tutti, era un’illusione.
Le parole delle canzoni, ma solo di alcune, erano le mie.
Era facile appropriarsi delle idee altrui costruendoci sopra castelli di carta, cullando i sogni e le speranze giovanili.
Poi è diventata un riempitivo dei rari momenti vuoti,
ascoltata ma non capita.
Rumori che neanche distraevano.
In due, o tre, è una compagna docile, che non chiede mai.
Da solo diventa crudele, interroga ad ogni nota, ti scava dentro,
costringendoti a pensare, e rispondere a 1000 quesiti che non ti sei mai posto.
Odiavo quella inglese, che non ho mai capito.
Meglio la nostra, magari dei cantautori.
Mi identificavo con loro, godendo delle parole, e quasi non considerando gli strumenti.
Più belle le parole, come sempre pane quotidiano nella mia vita.
Ora che le soppeso, ma mai come meritano, ancor di più.
Mi immergo nei pensieri degli autori.
Alterno felicità a tristezza e malinconia.
Come mai l’uomo si crogiola più nel negativo che non nelle cose belle che gli capitano?
Forse perché la proporzione è ingenerosa.
Forse perché il male ti dà di più.
Spunti facili di commiserazione, e la comprensione di tutti, almeno nella fase iniziale.
Poi tutto sfuma, ma resti comunque solo col tuo compagno/nemico che cerchi di combattere, convivendovi tuo malgrado.
Poi una canzone che neanche conosci, ma che ti sferza il viso, magari con dolcezza.
E pensi ancora a quello che eri, che sei, che potresti essere.
E spengi lo stereo, con calma o con rabbia.
Lo riaccenderai, quando avrai riacquistato la tranquillità, e il tuo io sarà nuovamente scevro dai soliti macigni che lo zavorrano.
Una musica rilassante, senza sussulti.
Magari con qualche rullo di tamburi ogni tanto, per mantenersi vivi, e vigili, nello scorrere del tempo.
Quanto darei per ascoltarla assieme a te. Forse più di quanto possa credere.
Senza senso, non lo merito, ma con tanto amore, con gli occhi che dolgono nel cercarsi.
Col cervello che scoppia nelle tante emozioni che lo coinvolgono.
Col sangue che ribolle di sensazioni da troppo tempo non provate.
Ma nel rispetto della tua persona, di una donna che non esiste, almeno per me.
E restano pensieri, solo pensieri.

bigbruno - tratto da pensieri

segnalata da bigbruno martedì 27 dicembre 2005

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perché

Perché?

Parlo sincero e ascolto ipocrisia
Sono limpido e incontro malignità
Vivo modestamente e mi si ostenta il superfluo
Non lecco ma inciampo nella saliva altrui
Non posso correre, ma devo sforzarmi di farlo, per resistere
Guardo con amore e raccolgo indifferenza
Penso agli altri, ma gli altri non pensano a nessuno, se non a loro stessi
Aborro l’apparire, ma la fa da padrone
Amo l’essere, ma è sempre meno importante
Credo nella saggezza, ma che è?
Capisco gli sfortunati, ma che ci stanno a fare?

Come una fronda in balia del vento
Così noi nel mondo
Un piccolo, insignificante, bruscolo nell’universo
Che ci sia o non ci sia
Può disturbare qualcuno, per qualche momento
Poi tutto passa
E ci dimentichiamo dei problemi altrui
Con la velocità della luce
Sono solo i nostri, di problemi, che veramente contano
Ma quanto siamo piccoli?
Come facciamo a non capire?
Quale ottusità attanaglia la nostra mente?

Ci chiedono aiuto, e latitiamo
Lo chiediamo, pretendendolo

Muore un uomo, ci rattristiamo per un attimo
Muore il nostro cane non troviamo pace

Gli altri sono malati, chissenefrega!
Conta solo la mia, di salute…

Tanti muoiono di fame, che fare?
Io ho il frigo che trabocca…

Ci sono tanti barboni, che mondo ingiusto!
Io prendo 1000 euro al mese, ne vorrei il doppio…

Perché un essere normale può pensare queste cose?
Perché quando sta bene lui va bene così.
Per il resto ci sono i giornali, e la politica, e la tv
Diamo la colpa a loro, che è facile

Ma la sera, prima di addormentarsi, proviamo a pensare, se ci riusciamo
Qualcosa non va?
Perché?

bigbruno - tratto da pensieri

segnalata da bigbruno martedì 27 dicembre 2005

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grande

Grande

Sono venuto per dare e ho ricevuto
Sono venuto per suggerire e mi sono abbeverato della tua saggezza
Pensavo di trovare un debole e ho scoperto un blocco di granito
Credevo di essere forte e mi sono sentito debole
Se fossi stato triste mi sarei ricreduto
Sono disponibile al sorriso ma tu di più
Gli anziani insegnano, sempre, basta saper imparare
Prendiamo atto dell’ignoranza che ci pervade e memorizziamo quanto ci dicono
Non partiamo con la solita supponenza, ma ascoltiamo attenti quel che dicono
In due minuti ci ridicolizzano, non volendo
La loro saggezza è allarmante, a confronto della nostra, spesso inesistente
Ti hanno tagliato un pezzo di gamba, e tant’è
Ma la testa ti è rimasta, e ben piantata sul collo
E il cervello stride da quanto lo fai lavorare
Come i freni di una macchina messa a dura prova
Ma reagisce ancora alle tue domande, al tuo amore, alla tua voglia di non cedere, mai
Grande, non ho altre parole
Peccato non averti conosciuto quando eri in piena forma, e anch’io
Ti ascolto cercando avidamente di capire il più possibile, ma tu sei troppo in alto
Hai una capacità di espressione che ti ruberei
Hai un cuore che batte potente, anche dopo mille traversìe
Sai cosa vuol dire la fame, e noi non lo sappiamo
Sai cosa vuol dire la povertà, e noi non lo sappiamo
Sai cosa vuol dire lottare, e troppi di noi non lo sanno
Sei sincero, e quanti dovrebbero esserlo
Sei generoso, e troppi non lo sono
Sei grande.

Con affetto, Bruno.

16.06.2005

bigbruno - tratto da pensieri

segnalata da bigbruno martedì 27 dicembre 2005

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Meriggiare pallido e assorto

Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora si intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

Eugenio Montale - tratto da Ossi di seppia

segnalata da rafa88 sabato 24 dicembre 2005

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Spesso il male di vivere

Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

Eugenio Montale - tratto da Ossi di seppia

segnalata da rafa88 sabato 24 dicembre 2005

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