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categoria: Barzellette » animali

Una famiglia di tartarughine decide di partire per una scampagnata.
Hanno già fatto un bel pò di strada quando la madre si ricorda di aver dimenticato il pane da toast e chiede: "Chi torna indietro a prendere il pane?".
Nessuno all'inizio vuol tornare indietro, ma alla fine la tartarughina più giovane si offre, ma alla condizione che l'aspettino per mangiare.
Avuta questa assicurazione parte verso casa.
Passa un mese, ne passano due, tre e l'appetito si fa sempre più forte, finchè la tartaruga nonna dice: "Non riesco più ad aspettare; io inizierei a mangiare".
Ma la tartaruga mamma: "No, ho dato la nostra parola che avremmo aspettato e quindi aspetteremo".
Passano 6 mesi, passa un anno, ma non si vede nessuno. Passano 2 anni e allora la tartaruga madre decide: "Beh abbiamo aspettato abbastanza; cominciamo a mangiare".
Non fa a tempo a inghiottire il primo boccone che la tartarughina partita due anni prima salta fuori da dietro il cespuglio gridando: "Ecco, lo sapevo che non mi aspettavate!!"

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categoria: Barzellette » uomini e donne

In una casa per anziani si sta festeggiando. Dopo la cena si balla ed un arzillo vecchietto invita una altrettanto arzilla vecchietta: ben vestita, truccata e capelli ossigenati. - Mentre ballano, lui le dice: - Ah signorina, questi suoi bei capelli biondi mi fanno ricordare i campi di grano maturo, là nel Trentino-Alto Adige durante la guerra del 14-18. I due continuano a ballare ed egli a farle la corte. La guarda negli occhi ed esclama: - Ah signorina, che begli occhi azzurri. Questi occhi azzurri mi rammentano il cielo azzurro del Trentino-Alto Adige durante la guerra del 14-18. Dopo un altro bel po' di tempo e di ballo, lui le dice: - Signorina è tutta la sera che balliamo insieme ed ancora non conosco il suo nome. - Allora...lo indovini! Io mi chiamo come quella cosa che voi desideravate tanto, là nel Trentino-Alto Adige, durante la guerra del 14-18. Lui, senza pensarci neanche un minuto esclama: - Bernarda! - No, ha sbagliato, mi chiamo Vittoria. Yvonne.

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categoria: Barzellette » religione » preti e suore

In un paesino del Veneto si vocifera che il giovane prete vada con le donne. Un bel giorno, la perpetua Rinalda rimane clamorosamente incinta. Inevitabilmente, l'accusato numero uno è proprio il malfamato sacerdote. Stufo di tutte queste illazioni, approfitta dell'omelia domenicale per giustificarsi: "In questo paese, invece di pregare, si perde tempo ad accusare il sottoscritto. Beh, qui lo dico e lo confermo, io alla signora Rinalda non ho sfiorato nemmeno un pelo!" "Ostia!" lo interrompe un vecchietto in fondo alla chiesa. "Complimenti per la mira!"

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categoria: Barzellette

In una caserma di carabinieri decidono di fara una gita in pulmann. Una bella domenica mattina partono tutti insieme. Dopo poco tempo il pulmann si ferma e tutti gli agenti si chiedono come mai. Il pulmann è giunto ad un ponte troppo basso per potervi passare sotto e quella è l'unica strada per arrivare a destinazione. Il colonnello che guida la comitiva allora pone il problema a tutti i presenti, ma nessuno riesce a trovare una soluzione. Ad un certo punto uno esce e dice: "Se sgonfiamo le ruote dopo potremo passare!". Il colonnello rimane un po' assorto e poi ribatte: "Ma sarai imbecille! Il pulmann tocca sopra, mica sotto!".

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categoria: Poesie

Oh lasso me!, quanto forte divaria


Oh lasso me!, quanto forte divaria
Como da Milano in tutte l'overe.
Là è bel tempo e qui pur sento piovere;
là si è sana e qui è inferma l'aria;

là è prudenzia e qui tutta contraria;
là è ricchezza e qui le genti povere;
là si po' ire e qui non si po' movere
per li gran poggi e laghi che la svaria ;

là si son donne delicate e morbide,
vezzose nel parlar, più vaghe e tenere
che qual par figlia e qual soror di Venere;

e qua son vizze, magre, secche e torbide,
col gavon grosso e con la buccia rancica:
ortica pare a chi lor carne brancica.

Fazio degli Uberti

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categoria: Poesie

Benedetto sia 'l giorno, e 'l mese, et l'anno


Benedetto sia 'l giorno, e 'l mese, et l'anno ,
et la stagione, e 'l tempo, et l'ora, e 'l punto,
e 'l bel paese, e 'l loco ov'io fui giunto
dà duo begli occhi che legato m'a'nno;

et benedetto il primo dolce affanno
ch'i' ebbi ad esser con Amor congiunto,
et l'arco, et le saette ondi'i' fui punto,
et le piaghe che 'nfin al cor mi vanno.

Benedette le voci tante ch'io
chiamando il nome de mia donna o' sparte,
e i sospiri, et le lagrime, e 'l desio;

et benedette sian tutte le carte
ov'io fama l'acquisto, e 'l pensier mio,
ch'e' sol di lei, si ch'altra non v'à parte.

Francesco Petrarca - tratto da Francesco Petrarca, Canzoniere

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categoria: Poesie

Benedetto sia 'l giorno, e 'l mese, e l'anno

Benedetto sia 'l giorno, e 'l mese, e l'anno,
e la stagione, e 'l tempo, e l'ora, e 'l punto,
e 'l bel paese, e 'l loco ov'io fui giunto
dà duo begli occhi, che legato m'hanno;
e benedetto il primo dolce affanno ch'i' ebbi ad esser con Amor congiunto,
e l'arco, e le saette ond'i' fui punto,
e le piaghe che 'n fin al cor mi vanno.
Benedette le voci tante ch'io
chiamando il nome de mia donna ho sparte,
e i sospiri, e le lagrime, e 'l desio;
e benedette sian tutte le carte
ov'io fama l'acquisto, e 'l pensier mio,
ch'è sol di lei, sì ch'altra non v'ha parte.

Francesco Petrarca

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categoria: Barzellette

Due vicini, un uomo e una donna, sono appassionati di orti, e ognuno coltiva un proprio pezzo di terra. Ma la signora, dopo aver visitato l'orto del vicino, esclama sconsolata: "Potessi avere anch'io dei pomodori cosi' rossi!". E il tizio le confida: "a dire il vero ho un sistema infallibile per farli diventare cosi', ma lei giuri di non rivelarlo a nessuno!". Lei giura, cosi' lui spiega: "Quando la luna è piena, io mi spoglio nudo, e corro tre volte intorno ai pomodori, e il giorno dopo li ritrovo cosi' belli rossi". La signora aspetta pazientemente il plenilunio, si spoglia nuda e corre intorno ai pomodori. Tempo dopo i due si rivedono: "Allora signora, come è andata con i pomodori?". "Ah, niente da fare, sempre verdi e rinsecchiti, ma se vedesse come si sono allungati e ingrossati i cetrioli!"

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categoria: Barzellette » animali

Il pappagallo che non parla Due amici, di cui uno navigante, parlano di animali il primo chiede al navigante: tu che fai viaggi in paesi esotici mi porteresti un bel pappagallo? Di quelli che parlano? Al ritorno dal suo viaggio, sbarca con il bel pappagallo che'improvviso gli scappa. Desolato, non sapendo cosa fare, si reca in una negozio di animali, non trovando quello che cerca compra un gufo e lo porta all'amico Dopo un po di tempo s'incontrano ed il nvigante chiede all'altro. Come stà il pappagallo? Parla parla? L'amico risponde per adesso non parla ma sta molto attento.

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categoria: Frasi d'amore » lettere

Per una donna sconosciuta

Mio angelo, mio tutto, mio io. Solo poche parole per oggi e addirittura a matita (con la tua) — Non sarò sicuro del mio alloggio sino a domani; che inutile perdita di tempo è tutto ciò! — Perché quest'angoscia profonda, quando parla la necessità — il nostro amore può forse durare senza sacrifici, senza che ciascuno di noi pretenda tutto dall’altro; puoi tu mutare il fatto che tu non sei tutta mia, io non sono tutto tuo? — Oh, Dio!, rivolgi il tuo sguardo alla bella Natura e da’ pace al tuo animo per ciò che deve essere — L’amore esige tutto e ben a ragione, così è di me per te, di te per me — Ma tu dimentichi così facilmente che io debbo vivere per me e per te. Se fossimo completamente uniti, tu sentiresti questa dolorosa necessità, tanto poco quanto la sento io - Il viaggio è stato orribile. Sono arrivato qui soltanto ieri mattina alle quattro.
Siccome c’erano pochi cavalli, la diligenza ha scelto un altro itinerario; ma che strada orribile! Alla penultima stazione mi hanno sconsigliato di viaggiare di notte, hanno cercato di ispirarmi paura d’un bosco ma ciò non è servito ad altro che a spronarmi — e ho avuto torto.
La vettura ha finito con lo sfasciarsi su quell’orribile strada, un semplice sentiero di campagna senza fondo. Se non avessi avuto quei due postiglioni, sarei rimasto per strada — Per l’altra strada, quella solita, Esterhàzy con otto cavalli ha avuto la stessa sorte che io con quattro — Tuttavia, in un certo senso la cosa mi ha anche fatto piacere, come succede ogni volta che supero felicemente qualche ostacolo — Ora voglio passare in fretta dagli eventi estrinseci a quelli intimi. Confido che ci vedremo presto; ed anche oggi mi manca il tempo per dirti i pensieri che ho rimuginato in questi ultimi giorni sulla mia vita — Se i nostri cuori fossero sempre l’uno vicino all’altro, non mi capiterebbe certo di avere simili pensieri. II mio cuore trabocca del desiderio di dirti tante cose — Ahimè - ci sono momenti in cui sento che la parola è inadeguata — Cerca di essere serena — e sii per sempre il mio fedele unico tesoro, ii mio tutto, come io lo sono per te. Sono gli dèi che debbono provvedere, qualunque possa essere il nostro destino.

Il tuo fedele
Ludwig

Ludwing Van Beethoven

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categoria: Poesie

Passero solitario

D'in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finché non more il giorno;
Ed erra l'armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
Sì ch'a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi
Dell'anno e di tua vita il più bel fiore.
Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de' provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio,
Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch'omai cede alla sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne,
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La gioventù del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed è mirata, e in cor s'allegra.
Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell'aria aprica
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno,
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù vien meno.
Tu, solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni vostra vaghezza.
A me, se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all'altrui core,
E lor fia vòto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di quest'anni miei? che di me stesso?
Ahi pentirommi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.

Giacomo Leopardi

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categoria: Poesie

Altissimu, onnipotente, bon Signore


Altissimu, onnipotente, bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria e l'honore
et onne benedictione.

Ad te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo e'ne dignu te mentovare.

Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue
creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l'a'i formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si', mi' Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature da'i sustentamento.

Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa
et casta.

Laudato si', mi' Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra
matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.

Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano
per lo tuo amore
et sostengo infirmitate et tribulatione.

Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,
ka da te , Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra
morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po' skappare:
guai a cquelli ke morranno ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le tue
sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.

Laudate e benedicete mi' Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.

Francesco D'Assisi

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categoria: Barzellette » soldi

Ricchi e poveri

Due grandi amici studiavano insieme all'università. Dopo aver terminato gli studi trovano entrambi lavoro come assessori ai trasporti, ma in due comuni diversi. Dopo qualche anno uno decide di invitare l'altro a casa sua. Quando l'invitato arriva vede una villa immensa, con un giardino bellissimo con intorno animali esotici che passeggiano qua e là, poi vede che il suo amico ha 5 macchine sportive una più costosa dell'altra, e così via. Allora l'ospite stupito chiede al padrone di casa: "Ma come hai fatto a diventare così ricco in così poco tempo, mentre io sono poco più di un poveraccio?"
Al che il suo amico riccone gli ribatte: "Come sai bene sono l'assessore ai trasporti in questo comune"
E l'altro: "E allora? Anch'io sono un assessore..."
"Sì, ma vedi quella strada lì in fondo?"
"Sì!"
"Vedi, è bastato farla un po' più stretta e usare materiali un po' più scadenti..."
Allora il suo amico più povero risponde: "Ah, adesso ho capito tutto!!!". Dopo qualche anno, quest'ultimo decide di invitare il suo amico ricco a casa. Quando questo arriva a casa dell'amico una volta povero, vede un supercastello, con i giardini pensili, immensi boschi, centinaia di servitori, un enorme parco macchine, un jet privato ed un elicottero, allora stupefatto chiede al suo amico prima povero come abbia fatto a diventare così sfacciatamente ricco. Al che il suo amico gli risponde: "Come sai anch'io sono l'assessore ai trasporti"
"E allora?", risponde il primo ancora sotto shock per quello visto
"E allora, vedi quell'autostrada lì in fondo?"
"No!"
"Appunto!!!"

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categoria: Barzellette




Un Ingegnere sta camminando leggendosi l'ennesima specifica tecnica, quando incontra una rana che parla.

La rana dice: "Ciao! sono una bellissima principessa, un maleficio mi ha
trasformata in una rana, se mi dai un bacio, tornerò ad essere una donna, e
ti sarò MOLTO riconoscente."

L'Ingegnere si ferma, la guarda, la prende e se la mette in tasca. Al che,
la rana dice:
" Ehi, non mi hai capito! Se mi dai un bacio, mi trasformerò in
una donna bellissima, e sono anche principessa, potrei essere davvero molto riconoscente e cambiare la tua vita."

L'Ingegnere sorride e se la mette di nuovo in tasca.

La rana strilla: "Ma sei sordo? O sei timido? Devo essere più esplicita? Bene, sono una principessa, sono mora, ho la 5 misura, faccio dei pompini che quando ho finito ti rimane il sorriso per un mese,
lo prendo ovunque, ho praticato di tutto e di più nelle segrete del mio castello, se mi baci e mi fai tornare una donna ti regalo delle notti che non ti riesci neanche lontanamente ad immaginare!" .

L'Ingegnere la guarda, sorride, e se la rimette in tasca.
Al che la rana inizia a spazientirsi:

"Ahò, ma che sei sordo? Ti ho detto che sono mora, 5 misura, fisico da urlo, faccio tutto, faccio delle pompe da svuotare la diga di Assan,
che te la dò per tutto il tempo che vuoi se solo mi dai un bacio...

Va bene che una rana è repellente, ma mi sembri un attimo imbranato,
si può sapere cosa vuoi?
Se mi hai messa in tasca qualcosa che ti piace di me ci sarà no?

Dimmelo, dai!"

L'Ingegnere la guarda, e poi dice :

"Senti, io sono laureato in ingegneria.
Per me il sesso te lo puoi anche tenere...
Ti puoi tenere pure i soldi...

Non mi interessano i titoli nobiliari, nè il tuo castello.....
ma avere una rana che parla è una figata!"

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categoria: Poesie

Chiare fresche e dolci acque

Chiare fresche e dolci acque
ove le belle membra
pose colei che sola a me par donna;
gentil ramo, ove piacque,
(con sospir mi rimembra)
a lei di fare al bel fianco colonna;
erba e fior che la gonna
leggiadra ricoverse con l'angelico seno;
aere sacro sereno
ove Amor co' begli occhi il cor m'aperse:
date udienza insieme
a le dolenti mie parole estreme.

S'egli è pur mio destino,
e 'l cielo in ciò s'adopra,
ch'Amor quest'occhi lagrimando chiuda,
qualche grazia il meschino
corpo fra voi ricopra,
e torni l'alma al proprio albergo ignuda;
la morte fia men cruda
se questa spene porto
a quel dubbioso passo,
ché lo spirito lasso
non poria mai più riposato porto
né in più tranquilla fossa
fuggir la carne travagliata e l'ossa.

Tempo verrà ancor forse
ch'a l'usato soggiorno
torni la fera bella e mansueta,
e là 'v'ella mi scorse
nel benedetto giorno,
volga la vista disiosa e lieta,
cercandomi; ed o pietà!
già terra infra le pietre
vedendo, Amor l'inspiri
in guisa che sospiri
sì dolcemente che mercé m'impetre,
e faccia forza al cielo
asciugandosi gli occhi col bel velo.

Dà be' rami scendea,
(dolce ne la memoria)
una pioggia di fior sovra 'l suo grembo;
ed ella si sedea
umile in tanta gloria,
coverta già de l'amoroso nembo;
qual fior cadea sul lembo,
qual su le treccie bionde,
ch'oro forbito e perle
eran quel dì a vederle;
qual si posava in terra e qual su l'onde,
qual con un vago errore
girando perea dir: "Qui regna Amore".

Quante volte diss'io
allor pien di spavento:
"Costei per fermo nacque in paradiso!".
Così carco d'oblio
il divin portamento
e 'l volto e le parole e'l dolce riso
m'aveano, e sì diviso
da l'imagine vera,
ch'i' dicea sospirando:
"Qui come venn'io o quando?"
credendo esser in ciel, non là dov'era.
Da indi in qua mi piace
quest'erba sì ch'altrove non ho pace.

>

Francesco Petrarca

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categoria: Poesie

Alla primavera

Perché i celesti danni
Ristori il sole, e perché l'aure inferme
Zefiro avvivi, onde fugata e sparta
Delle nubi la grave ombra s'avvalla;
Credano il petto inerme
Gli augelli al vento, e la diurna luce
Novo d'amor desio, nova speranza
Ne' penetrati boschi e fra le sciolte
Pruine induca alle commosse belve;
Forse alle stanche e nel dolor sepolte
Umane menti riede
La bella età, cui la sciagura e l'atra
Face del ver consunse
Innanzi tempo? Ottenebrati e spenti
Di febo i raggi al misero non sono
In sempiterno? ed anco,
Primavera odorata, inspiri e tenti
Questo gelido cor, questo ch'amara
Nel fior degli anni suoi vecchiezza impara?
Vivi tu, vivi, o santa
Natura? vivi e il dissueto orecchio
Della materna voce il suono accoglie?
Già di candide ninfe i rivi albergo,
Placido albergo e specchio
Furo i liquidi fonti. Arcane danze
D'immortal piede i ruinosi gioghi
Scossero e l'ardue selve (oggi romito
Nido de' venti): e il pastorel ch'all'ombre
Meridiane incerte ed al fiorito
Margo adducea de' fiumi
Le sitibonde agnelle, arguto carme
Sonar d'agresti Pani
Udì lungo le ripe; e tremar l'onda
Vide, e stupì, che non palese al guardo
La faretrata Diva
Scendea ne' caldi flutti, e dall'immonda
Polve tergea della sanguigna caccia
Il niveo lato e le verginee braccia.
Vissero i fiori e l'erbe,
Vissero i boschi un dì. Conscie le molli
Aure, le nubi e la titania lampa
Fur dell'umana gente, allor che ignuda
Te per le piagge e i colli,
Ciprigna luce, alla deserta notte
Con gli occhi intenti il viator seguendo,
Te compagna alla via, te de' mortali
Pensosa immaginò. Che se gl'impuri
Cittadini consorzi e le fatali
Ire fuggendo e l'onte,
Gl'ispidi tronchi al petto altri nell'ime
Selve remoto accolse,
Viva fiamma agitar l'esangui vene,
Spirar le foglie, e palpitar segreta
Nel doloroso amplesso

Giacomo Leopardi

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categoria: Poesie

Passando con pensir per un boschetto


Passando con pensir per un boschetto,
donne per quello givan fior cogliendo,
"To' quel, to' quel" dicendo.
"Eccolo, eccolo!".
"Che e', che e'?".
"E' fior alliso".
"Và là per le viole".
"Ome', che 'l prun mi punge!".
"Quell'altra me' v'agiunge".
"Uh! uh! o che è quel che salta?".
"E' un grillo".
"Venite qua, correte:
raperonzoli cogliete".
"E' non son essi".
"Si, sono".
"Colei,
o colei,
vie' qua,
vie' qua
pe' funghi".
"Costa',
costa',
pel sermolino".
"No' staren troppo,
che' 'l tempo si turba".
"E' balena".
"E' truona".
"E vespero già suona".
"Non è egli ancor nona!".
"Odi, odi,
e' l'usignol che canta:
più bel v'e',
più bel v'e'".
"I' sento... e non so che".
"Ove?".
"Dove?".
"In quel cespuglio".
To'cca, picchia, rito'cca,
mentre che 'l busso cresce,
ed una serpe n'esce.
"Ome' lassa!".
"Ome' trista!".
"Ome'!".
Fugendo tutte di paura piene,
una gran piova viene.
Qual sdrucciola,
qual cade,
qual si punge lo pede.
A terra van ghirlande;
tal ciò ch'ha colto lascia, e tal percuote;
tiensi beata chi più correr puote.

Si fiso stetti il di che lor mirai,
ch'io non m'avidi, e tutto mi bagnai.

Franco Sacchetti

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categoria: Barzellette

Un uomo di nome John vive una vita tranquilla, ha una bella moglie ed un buon lavoro. Ma da circa un anno soffre di terribili giramenti di testa e fitte allo stomaco.
Si decide ad andare dal medico che dopo un attenta visita gli dice che i suoi guai sono dovuti all'altra pressione sui testicoli e deve operarsi d'urgenza per asportarli.
John cade in depressione e dopo una settimana si decide ad operarsi.
Dopo una settimana esce dall'ospedale confuso ma saldamente deciso nel ricostruirsi una nuova vita.
Passeggiando vede un bel negozio di abiti e vi entra.
Gli viene incontro un commesso sulla quarantina ben vestito e sorridente.
John gli chiede un abito elegante ma sportivo nello stesso tempo.
Il commesso gli da un occhiata e dice :"46 di pantalone e 50 di spalle" John rimane stupito e gli chiede come abbia fatto ad indovinare al volo le sue taglie ed il commesso:"è il mio lavoro".
John dice al commesso vorrei anche una camicia ed il commesso:"lei ha una quaranta di collo e preferisce le camicie button down", john rimane sempre più stupito ed il commesso ribatte:" è il mio lavoro".
John chiede anche un bel paio di scarpe ed il commesso :"mi lasci indovinare lei porta un42 e mezzo pianta larga!" john si complimenta con il commesso e lui :"è il mio lavoro".
John chiede al commesso un paio di boxer ed il commesso "le prendo subito una quarta".
John risponde: "no mi spiace porto la terza da quando ho vent'anni" ed il commesso :" mi spiace ma con una terza lei rischia di premere troppo i testicoli e potrebbe avere forti dolori!"

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categoria: Barzellette

Due amici si incontrano dopo tanto tempo per la strada. "Pino!!.. Ma che ci fai vestito da donna!". "Beh sai...". "Ma non sarai mica...". "Si'!". "Ma io... non me lo sarei mai immaginato! Ma lo sei sempre stato... o ci sei diventato?". "Eh no! Ci sono diventato solo un paio di anni fa". "Ma come è successo?". "Ti racconto: stavo in campagna, su un bel prato fiorito, quando all'improvviso è spuntato un energumeno con il cazzone in mano. Io mi sono spaventato e sono corso via, ma lui mi ha raggiunto e...". "Ma come, un ragazzo agile come te... e non sei riuscito a scappare?". "Io ci ho provato, ma sai com'e'... la gonna stretta... i tacchi a spillo... m'ha subito raggiunto!".

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categoria: Barzellette » animali

Due pulci, amiche di vecchia data, si incontrano dopo tanto tempo. Dice la prima: "Ciao bella, come va?".
"Ehhh, non troppo bene....etchhhuu.
Vedi, ho un brutto raffreddore".
"Mi dispiace e come mai sei ridotta cosí?".
"Vedi, io vivo nei baffi di un motociclista che va in giro senza mai mettersi il casco e quando lui corre io prendo freddo".
Allora la prima pulce le dà un consiglio: "Ma scusa, fai come me.
Io vivo nella peluria pubica di una bella bionda dove mi trovo benissimo".
La pulce ringrazia dicendo che seguirà il consiglio.
Passano i giorni e le due pulci si incontrano nuovamente: "Hei, come va?".
"Ehhh, non troppo bene... etchhhu.
Vedi ho sempre quel terribile raffreddore... etchuuu".
Allora la prima pulce chiede: "Ma scusa, hai seguito il mio consiglio?".
E la pulce: "Ma io cosí ho fatto.
Ho trovato un bella donna, mi sono insediata nei suoi capelli, poi sono scesa fino al pube dove vivevo comodamente...".
"E allora?". "Beh, all'improvviso... mi sono ritrovata nei baffi del motociclista!"


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