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categoria: Poesie

Al padre

Dove sull’acque viola
era Messina, tra fili spezzati
e macerie tu vai lungo binari
e scambi col tuo berretto di gallo
isolano. Il terremoto ribolle
da due giorni, è dicembre d’uragani
e mare avvelenato. Le nostre notti cadono
nei carri merci e noi bestiame infantile
contiamo sogni polverosi con i morti
sfondati dai ferri, mordendo mandorle
e mele dissecate a ghirlanda. La scienza
del dolore mise verità e lame
nei giochi dei bassopiani di malaria
gialla e terzana gonfia di fango.

La tua pazienza
triste, delicata, ci rubò la paura,
fu lezione di giorni uniti alla morte
tradita, al vilipendio dei ladroni
presi fra i rottami e giustiziati al buio
dalla fucileria degli sbarchi, un conto
di numeri bassi che tornava esatto
concentrico, un bilancio di vita futura.

Il tuo berretto di sole andava su e giù
nel poco spazio che sempre ti hanno dato.
Anche a me misurarono ogni cosa,
e ho portato il tuo nome
un po’ più in là dell’odio e dell’invidia.
Quel rosso del tuo capo era una mitria,
una corona con le ali d’aquila.
E ora nell’aquila dei tuoi novant’anni
ho voluto parlare con te, coi tuoi segnali
di partenza colorati dalla lanterna
notturna, e qui da una ruota
imperfetta del mondo,
su una piena di muri serrati,
lontano dai gelsomini d’Arabia
dove ancora tu sei, per dirti
ciò che non potevo un tempo - difficile affinità
di pensieri - per dirti, e non ci ascoltano solo
cicale del biviere, agavi lentischi,
come il campiere dice al suo padrone:
"Baciamu li mani". Questo, non altro.
Oscuramente forte è la vita.

Salvatore Quasimodo

stelline voti: 25; popolarità: 1; 0 commenti

categoria: Poesie

Il tramonto della luna

Quale in notte solinga,
Sovra campagne inargentate ed acque,
Là 've zefiro aleggia,
E mille vaghi aspetti
E ingannevoli obbietti
Fingon l'ombre lontane
Infra l'onde tranquille
E rami e siepi e collinette e ville;
Giunta al confin del cielo,
Dietro Apennino od Alpe, o del Tirreno
Nell'infinito seno
Scende la luna; e si scolora il mondo;
Spariscon l'ombre, ed una
Oscurità la valle e il monte imbruna;
Orba la notte resta,
E cantando, con mesta melodia,
L'estremo albor della fuggente luce,
Che dianzi gli fu duce,
Saluta il carrettier dalla sua via;
Tal si dilegua, e tale
Lascia l'età mortale
La giovinezza. In fuga
Van l'ombre e le sembianze
Dei dilettosi inganni; e vengon meno
Le lontane speranze,
Ove s'appoggia la mortal natura.
Abbandonata, oscura
Resta la vita. In lei porgendo il guardo,
Cerca il confuso viatore invano
Del cammin lungo che avanzar si sente
Meta o ragione; e vede
Che a sé l'umana sede,
Esso a lei veramente è fatto estrano.
Troppo felice e lieta
Nostra misera sorte
Parve lassù, se il giovanile stato,
Dove ogni ben di mille pene è frutto,
Durasse tutto della vita il corso.
Troppo mite decreto
Quel che sentenzia ogni animale a morte,
S'anco mezza la via
Lor non si desse in pria
Della terribil morte assai più dura.
D'intelletti immortali
Degno trovato, estremo
Di tutti i mali, ritrovàr gli eterni
La vecchiezza, ove fosse
Incolume il desio, la speme estinta,
Secche le fonti del piacer, le pene
Maggiori sempre, e non più dato il bene.
Voi, collinette e piagge,
Caduto lo splendor che all'occidente
Inargentava della notte il velo,
Orfane ancor gran tempo
Non resterete; che dall'altra parte
Tosto vedrete il cielo
Imbiancar novamente, e sorger l'alba:
Alla qual poscia seguitando il sole,
E folgorando intorno
Con sue fiamme possenti,
Di lucidi torrenti
Inonderà con voi gli eterei campi.
Ma la vita mortal, poi che la bella
Giovinezza sparì, non si colora
D'altra luce giammai, né d'altra aurora.
Vedova è insino al fine; ed alla notte
Che l'altre etadi oscura,
Segno poser gli Dei la sepoltura.

Giacomo Leopardi

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categoria: Poesie

Serata


Mi sono bardato per la serata
(dal momento che volete vedermi
nei vestiti che gridano: non è lui)
Io che respiravo alle giunture degli abiti vecchi
come un insetto
Mi son bardato per la serata.

E - tremando - dall'anticamera riscaldata
mi son prodotto nella luce, negli specchi e sorrisi

- un sorcio traversa il salone
del transatlantico -

E nuotando nella luce, negli specchi e sorrisi
dell'accoglienza cordiale
mi son trovato a parlare
delle sole cose care
a spiegare e difender la causa della mia vita.

Ma ho visto - a tempo -
il respiro della mia passione
congelarsi contro i vostri visi.
A un tempo mi avete guardato
come un drago che butta fuoco.

Mi domando perché mi avete invitato.

Ma se è perché ho scritto
tre parole sincere
e vorreste il segreto
di questo mestiere:
ci son sette porte
e ho perso la chiave
per poterci tornare.
Se le ho dette, vuol dir che avran traboccato.
Alzatevi presto
vedrete alzarsi la lodola
quando il sole ha chiamato.
Nella via mentre rincasate
su molle compensate
ritrovo la mia chiave, solo.

Sono stato visitato
sono stato auscultato
riconosciuto abile a vita coraggiosa.

Dieci volte respinto
ricomincero'
E se proprio fossi disteso
una polla di sangue al petto
aspettate a venirmi vicino
ancora non vi accostate...
Ma ho trovato la mia chiave
solo
ma vi ringrazio
ma son tornato dove non potete venire
dove son certo che la mia parola
senza averla gridata
non posso
morire.

Piero Jahier - tratto da Ragazzo

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categoria: Poesie

Vivo al peccato, a me morendo vivo


Vivo al peccato, a me morendo vivo;
vita già mia non son, ma del peccato:
mie ben dal ciel, mie mal da me m'e' dato,
dal mie sciolto voler, di ch'io son privo.
Serva mie liberta', mortal mie divo
a me s'e' fatto. O infelice stato!
a che miseria, a che viver son nato!

Michelangelo Buonarroti - tratto da Rime

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categoria: Poesie

Fumatori di carta


Mi ha condotto a sentir la sua banda. Si siede in un angolo
e imbocca il clarino. Comincia un baccano d'inferno.
Fuori, un vento furioso e gli schiaffi, tra i lampi,
della pioggia fan si che la luce vien tolta,
ogni cinque minuti. Nel buio, le facce
danno dentro stravolte, a suonare a memoria
un ballabile. Energico, il povero amico
tiene tutti, dal fondo. E il clarino si torce,
rompe il chiasso sonoro, s'inoltra, si sfoga
come un'anima sola, in un secco silenzio.

Questi poveri ottoni son troppo sovente ammaccati:
contadine le mani che stringono i tasti,
e le fronti, caparbie, che guardano appena da terra.
Miserabile sangue fiaccato, estenuato
dalle troppe fatiche, si sente muggire
nelle note e l'amico li guida a fatica,
lui che ha mani indurite a picchiare una mazza,
a menare una pialla, a strapparsi la vita.

Li ebbe un tempo i compagni e non ha che trent'anni.
Fu di quelli di dopo la guerra, cresciuti alla fame.
Venne anch'egli a Torino, cercando una vita,
e trovò le ingiustizie. Imparò a lavorare
nelle fabbriche senza un sorriso. Imparò a misurare
sulla propria fatica la fame degli altri,
e trovò dappertutto ingiustizie. Tentò darsi pace
camminando, assonnato, le vie interminabili
nella notte, ma vide soltanto a migliaia i lampioni
lucidissimi, su iniquità: donne rauche, ubriachi,
traballanti fantocci sperduti. Era giunto a Torino
un inverno, tra lampi di fabbriche e scone di fumo;
e sapeva cos'era lavoro. Accettava il lavoro
come un duro destino dell'uomo. Ma tutti gli uomini
lo accertassero e al mondo ci fosse giustizia.
Ma si fece i compagni. Soffriva le lunghe parole
e dovette ascoltarne, aspettando la fine.
Se li fece i compagni. Ogni casa ne aveva famiglie.
La città ne era tutta accerchiata. E la faccia del mondo
ne era tutta coperta. Sentivano in sè
tanta disperazione da vincere il mondo.

Suona secco stasera, malgrado la banda
che ha istruito a uno a uno. Non bada al frastuono
della pioggia e alla luce. La faccia severa
fissa attenta un dolore, mordendo il clarino.
Gli ho veduto questi occhi una sera, che soli,
col fratello, più triste di lui di dieci anni,
vegliavamo a una luce mancante. Ii fratello studiava
su un inutile tornio costruito da lui.
E il mio povero amico accusava il destino
che li tiene inchiodati alla pialla e alla mazza
a nutrire due vecchi, non chiesti.

D'un tratto gridò
che non era il destino se il mondo soffriva,
se la luce del sole strappava bestemmie:
era l'uomo, colpevole. Almeno potercene andare,
far la libera fame, rispondere no
a una vita che adopera amore e pietà,
la famiglia, il pezzetto di terra, a legarci le mani.

Cesare Pavese

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categoria: Poesie

I fiori vengono in dono e poi si dilatano


I fiori vengono in dono e poi si dilatano
una sorveglianza acuta li silenzia
non stancarsi mai dei doni.

Il mondo è un dente strappato
non chiedetemi perché
io oggi abbia tanti anni
la pioggia è sterile.

Puntando ai semi distrutti
eri l'unione appassita che cercavo
rubare il cuore d'un altro per poi servirsene.

La speranza è un danno forse definitivo
le monete risuonano crude nel marmo
della mano.

Convincevo il mostro ad appartarsi
nelle stanze pulite d'un albergo immaginario
v'erano nei boschi piccole vipere imbalsamate.

Mi truccai a prete della poesia
ma ero morta alla vita
le viscere che si perdono
in un tafferuglio
ne muori spazzato via dalla scienza.

Il mondo è sottile e piano:
pochi elefanti vi girano, ottusi.

Amelia Rosselli - tratto da Documenti

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categoria: Poesie

Passero solitario

D'in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finché non more il giorno;
Ed erra l'armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
Sì ch'a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi
Dell'anno e di tua vita il più bel fiore.
Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de' provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio,
Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch'omai cede alla sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne,
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La gioventù del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed è mirata, e in cor s'allegra.
Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell'aria aprica
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno,
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù vien meno.
Tu, solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni vostra vaghezza.
A me, se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all'altrui core,
E lor fia vòto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di quest'anni miei? che di me stesso?
Ahi pentirommi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.

Giacomo Leopardi

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categoria: poesie

la vita è ingiusta!!

avevo sempre desiderato un ragazzo ke mi potesse dare tutto ...invece no da quanto mi hai lasciata il mio cuore ha smesso di amare...non riesco più a riconoscermi...la vita fa brutti skerzi!!!tu hai giocato con me ..adesso so tutto di te,del tuo carattere e anche della ragazza che ti sta vicino...kome hai potuto farmi questo...in questi 2 anni,ti ho sempre amato più di ogni altra cosa al mondo,ho rinunciato tante cose x te!ma tu nn hai mai capito niente!!ti lascio alla tua ragazza adesso tutti i nostri ricordi sono ricordi e basta solo da rivedere se è il caso e da buttare......................vita ingiusta

segnalata da la volpe del gioko sabato 13 ottobre 2007

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categoria: Poesie

poesie d'amore

Io non conoscevo la vita prima di conoscere te ......... ed ora io amo la mia vita e amo il mondo ora che mi ha dato te .......... ti amo

flo95 - tratto da floriana lombardo

segnalata da flo95 lunedì 25 marzo 2013

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categoria: Poesie

Sabbia travestita da cemento

A volte ,ci si sente come intrappolati in una vita che non ci appartiene e purtroppo ,l’unica cosa che ci resta da fare è combattere i demoni interiori ,cercando poi ,nella continua lotta ,di dare un senso a tutto il percorso... Ho cercato e ricercato semi di speranza, ciò che ancora mi lega a questa vita è la parte migliore di me che cresce felice regalandomi un senso di appartenenza. Guardo nei suoi occhi,occhioni grandi e vedo una luce forte, e allora lotto, continuo a lottare cercando poi di sostenermi ... sono sabbia travestita da cemento!

Daniela 83

segnalata da Daniela venerdì 19 luglio 2019

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categoria: Poesie

non c'è amore più grande di dare la propria vita per i propri amici....
Gesù come una rosa calpestata ha dato la sua vita per noi... considerandoci suoi amici

segnalata da Titty lunedì 18 agosto 2003

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categoria: Poesie

per te

Ciao non so neppure se mai leggerai questa mia confessione, non so neppure se saprai capire che e' per te... mah chissa la speranza e' l'ultima a morire .... amore mi manchi non so quante volte te lo detto lo so e' tardi non sei piu' mio ma io senza di te non vivo,sei la mia vita,il mio ossigeno ,sei tutto per me e lo sai te lo ripetuto un infinita' di volte....ti perso per colpa mia... ti cercato e ti ho ritrovato ma non come ti avevo lasciato, ora c'e' un altra che occupa il tuo cuore che ti ama e che ti puo' dare quello che io non avrei mai potuto darti... ma io amandoti cosi' tanto mi accontento di quel po' che mi puoi dare che per me e' vitale..mi manchi non vedo l'ora di vederti e di stare con te e' patetico ma e' cosi'......tu sei, e' sarai, finche' il mio cuore battera' l'unico vero amore della mia vita, quello che io prima di conoscere te non credevo esistesse.

segnalata da cattiveria lunedì 20 dicembre 2004

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categoria: Poesie

Vivi

Cerca le parole non dette, prova a scriverle nel libro dela tua vita! Apri il cuore al sole e le parole si rispecchieranno nella tua anima.
Senti la pioggia sulla pelle?
Nessuno potrà provare per te questa senzazione!Solo tu puoi provarlo con tutti i tuoi sensi!! Adesso esprimi le parole che si versono sulla tua bocca, perchè anche quelle sono uniche!
Vivi la tua vita con le braccia aperte, perchè a partire d'oggi scriverai il libro della tua vita! Vivi e ama la vita!!!!!!!!!!!

Vale - tratto da (inspirata da Natasha Bedingfield"Unwritten")

segnalata da Vale giovedì 27 gennaio 2005

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categoria: Poesie

come, la primavera sei entrata nel mio cuore,
con il tuo profumo, il calore del sole, i ghiacciai che scigliendosi cadono a valle e danno la vita a tutto quello che trovano durante il suo cammino.
io oggi sono pieno di vita........
grazie!

Anonimo_italiano2000

segnalata da anonimoitaliano2000 domenica 21 marzo 2004

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categoria: poesie

Grazie!

Mi hai dato la cosa piu importante del mondo "la vita" e tene sei andato,senza mai sentir uscire dalla mia bocca grazie ti voglio bene,ci sono stati giorni in cui ti ho odiato,altri in cui ti ho ammirato,giorni in cui mi facevi sentire vivo!,in altri mi ammazzavi,.
Vorrei risvegliarmi nel corpo di un altra persona e vedere la vita con altri occhi,senza aver paura del futuro,e senza quel vuoto che non potrà colmarsi,perchè tu non tornerai,.Ma poi penso che e meglio non averti più ed avere un tuo dolce ricordo,che non averti mai conosciuto.Anche se non telo mai detto...
Grazie!!!

Salvatore aceto - tratto da Dal mio cuore

segnalata da Sasy sabato 23 agosto 2008

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categoria: Poesie

amiche

Sin dal primo giorno hai dato una luce diversa alla mia vita, sin dal primo giorno siamo state complici, ci siamo capite, ci siamo unite con un sguardo, un sorriso, e da allora non ci siamo più divese e sarà così ora, domani e per sempre

segnalata da iole lunedì 23 agosto 2010

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categoria: Poesie

felicità è una sola parola,ma dentro di sè racchiude un'infinità di emozioni..nella vita non sempre si può essere felici,cosi come non sono sempre felici coloro che pur essendo circondati da amici dentro di sè si sentono più soli che mai, perchè un mondo fatto di apparenze,di falsità,di attori non può certo dare la felicità!la felicità va cercata dentro di noi,nelle cose e nelle persone semplici,ma soprattutto la vera felicità è sapre di avere reso felice con poco qualcun altro, perchè soltanto imparando a donare un po di noi stessi agli altri si può trovare la vera felicità dentro di noi!

michela

segnalata da michela giovedì 1 agosto 2002

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categoria: Poesie

Anche quando l'esistenza è ridotta a brandelli è possibile dare speranza e luminosità alla vita. Con la Fede e l'amore è doveroso ed essenziale ricucirla, con la maestria di chi lotta e non si arrende mai.

Ilari Luigia

segnalata da Ilari Luigia sabato 6 gennaio 2024

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categoria: Poesie

l'angoscia per una vita per un amore mai provato ---- per una serenità che nessuno ancora ti ha dato ---- presa da un vento di mille passioni , per dei ricordi che hai solo sognato ---- immersa tra gioia , sfiducia e soggezioni di eventi che non avevi programmato ---- però ricorda di avere una libertà che nessuno ti ha privato.

Pasquale D'Esposito

segnalata da Pasquale sabato 21 gennaio 2012

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categoria: poesie

Il regalo

Vorrei poterti dire
che ce la puoi ancora fare.
Allarga le tue mani
e vivi la tua vita
mentre pensi al domani.
Vorrei poterti dire
che la vita è sempre rosa
e che il colibrì si posa
sempre sui fiori più belli
e sui tuoi capelli che
profumano di sole.
Vorrei poterti dare
la mia voglia ed il coraggio
perchè tu possa amare
ogni piccolo passaggio
che porta alla serenità.
Vorrei strarti vicina
io piccola farfalla
posata sulla tua forte spalla
e vedere la luce del giorno
che illumina il giovane tuo viso.
Magari quando è notte
rimanere sospesa
vicino ad una fiammella
sempre accesa.
Vorrei darti il mio cuore
sempre così attento
perchè in un momento
tu possa capire il seno della vita.
Quante altre cose vorrei darti
ma so che devo lasciarti
perchè è il momento adesso
del grande compromesso.
Io vado adesso e faccio la mia vita
farfalla colorata che ha perso
il suo candore.
Ma tu rimani e afferra questi rami
di platani fioriti e compi il tuo percorso
come se dovessi dare un morso
a una mela profumata.
Non so cosa sarà
e se potremo ancora
vedere assieme il mare
ma vorrei poterti dire
che ce la puoi ancora fare
a trovare la serenità.

Laura.P

segnalata da Laura martedì 10 settembre 2013


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