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categoria: Poesie

A mia figlia

io tenero germoglio,
che non amo perché sulla mia pianta
sei rifiorita, ma perché sei tanto
debole e amore ti ha concesso a me;
o mia figliola, tu non sei dei sogni
miei la speranza; e non più che per ogni
altro germoglio è il mio amore per te.

La mia vita mia cara
bambina,
è l’erta solitaria, l’erta chiusa
dal muricciolo,
dove al tramonto solo
siedo, a celati miei pensieri in vista.
Se tu non vivi a quei pensieri in cima,
pur nel tuo mondo li fai divagare;
e mi piace da presso riguardare
la tua conquista.

Ti conquisti la casa a poco a poco,
e il cuore della tua selvaggia mamma.
Come la vedi, di gioia s’infiamma
la tua guancia, ed a lei corri dal gioco.
Ti accoglie in grembo una sì bella e pia
Mamma, e ti gode. E il suo vecchio amore oblia.

Umberto Saba

stelline voti: 24; popolarità: 4; 0 commenti

categoria: Poesie

Zingari


Forse è la vita vera.
Il carro dipinto,
i cavalli salvatici e docili, ebbri di vento,
le belle figlie in cenci,
la mensa a bivacco furtiva sotto gli astri,
la strada bianca del mondo.
Io tornero' nella prigione potente
dove comando
e sono comandato:
io sfrenero', di rabbia, i miei puledri ideali
sulla pista del sogno, a cuore morto,
a stanca sera:
e per l'amore
mendichero' la mendicante mia
a qualche buio di strada.
Io pago la carne con mano che sembra
chiedere anzi donare elemosina.
E la mia via
e' una rete di fogne
dove altro non luce che l'occhio del sorcio.
O Zingari, scoiatemi vivo,
allo spiedo arrostitemi
fra due tronchi di selva!
Sono un poverissimo figlio di civili
che adora la barbarie.

Paolo Buzzi - tratto da Aeroplani

stelline voti: 34; popolarità: 0; 0 commenti

categoria: Poesie

La conchiglia marina


O conchiglia marina, figlia
della pietra e del mare biancheggiante,
tu meravigli la mente dei fanciulli

Salvatore Quasimodo - tratto da Lirici greci

stelline voti: 10; popolarità: 1; 0 commenti

categoria: Poesie

"A Zacinto"

Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell'onde
del greco mar da cui vergine nacque

Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l'inclito verso di colui che l'acque

cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.

Ugo Foscolo

stelline voti: 32; popolarità: 1; 0 commenti

categoria: Poesie

La pioggia nel pineto

Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove sui mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
sui ginestri folti
di coccole aulenti,
piove sui nostri volti
silvani,
piove sulle nostre mani
ignude,
sui nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
l'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come un foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancora trema, si spegne,
risorge, treme, si spegne.
Non s'ode voce del mare.
Or s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta; ma la figlia
del limo lontane,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i malleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove sulle nostre mani
ignude,
sui nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione

Gabriele D'Annunzio

stelline voti: 13; popolarità: 0; 0 commenti

categoria: Poesie

Che stai?

Che stai? già il secol l'orma ultima lascia;
dove del tempo son le leggi rotte
precipita, portando entro la notte
quattro tuoi lustri, e obblio freddo li fascia.

Che se vita è l'error, l'ira, e l'ambascia,
troppo hai del viver tuo l'ore prodotte;
or meglio vivi, e con fatiche dotte
a chi diratti antico esempi lascia.

Figlio infelice, e disperato amante,
e senza patria, a tutti aspro e a te stesso,
giovine d'anni e rugoso in sembiante,

che stai? breve è la vita, e lunga è l'arte;
a chi altamente oprar non è concesso
fama tentino almen libere carte.

Ugo Foscolo

stelline voti: 29; popolarità: 2; 0 commenti

categoria: Poesie

la giornalista Gisela...]


[beveva, e rideva, e beveva,
beveva, e rideva, e beveva,
la giornalista Gisela:
si è divertita enormemente,
alla dotta boutade del mio primogenito malizioso:
un "ist mir vergallt,"

(seguirono chiarimenti intorno all'etimologia
della poesia, figlia della memoria:
perché scrive soltanto chi non sa ricordare,
per non dimenticare).

si è entusiasmata di fronte alle mie lunghe dita,
alla salute di mia moglie,
alla bellezza sensibile del mio terzogenito
che ha fatto la sua minima epifania
nel pieno di una storia di couvades:

(e il secondogenito è rimasto in secondo piano,
un po' in ombra, in un atteggiamento
terremotato, e dolente).

ma nel rapido addio,
quando io, un Liebling der Schnaken,
mi sono travestito come un Liebling der Gotter,
e' scoppiato il suo complimento di commiato
ma con delicatissime censure:

(per un ipotetico Liebling der Frauen,
in sospensione prematrimoniale);
(e il momento più felice della mia vita,
ho risposto, sono stati tre momenti:
e ho detto quali).

Edoardo Sanguineti - tratto da Reisebilder

stelline voti: 18; popolarità: 0; 0 commenti

categoria: Poesie

Oh lasso me!, quanto forte divaria


Oh lasso me!, quanto forte divaria
Como da Milano in tutte l'overe.
Là è bel tempo e qui pur sento piovere;
là si è sana e qui è inferma l'aria;

là è prudenzia e qui tutta contraria;
là è ricchezza e qui le genti povere;
là si po' ire e qui non si po' movere
per li gran poggi e laghi che la svaria ;

là si son donne delicate e morbide,
vezzose nel parlar, più vaghe e tenere
che qual par figlia e qual soror di Venere;

e qua son vizze, magre, secche e torbide,
col gavon grosso e con la buccia rancica:
ortica pare a chi lor carne brancica.

Fazio degli Uberti

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categoria: Poesie

La quiete dopo la tempesta

assata è la tempesta:
Odo augelli far festa, e la gallina,
Tornata in su la via,
Che ripete il suo verso. Ecco il sereno
Rompe là da ponente, alla montagna;
Sgombrasi la campagna,
E chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato
Risorge il romorio
Torna il lavoro usato.
L'artigiano a mirar l'umido cielo,
Con l'opra in man, cantando,
Fassi in su l'uscio; a prova
Vien fuor la femminetta a còr dell'acqua
Della novella piova;
E l'erbaiuol rinnova
Di sentiero in sentiero
Il grido giornaliero.
Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride
Per li poggi e le ville. Apre i balconi,
Apre terrazzi e logge la famiglia:
E, dalla via corrente, odi lontano
Tintinnio di sonagli; il carro stride
Del passeggier che il suo cammin ripiglia.
Si rallegra ogni core.
Sì dolce, sì gradita
Quand'è, com'or, la vita?
Quando con tanto amore
L'uomo à suoi studi intende?
O torna all'opre? o cosa nova imprende?
Quando de' mali suoi men si ricorda?
Piacer figlio d'affanno;
Gioia vana, ch'è frutto
Del passato timore, onde si scosse
E paventò la morte
Chi la vita abborria;
Onde in lungo tormento,
Fredde, tacite, smorte,
Sudàr le genti e palpitàr, vedendo
Mossi alle nostre offese
Folgori, nembi e vento.
O natura cortese,
Son questi i doni tuoi,
Questi i diletti sono
Che tu porgi ai mortali. Uscir di pena
È diletto fra noi.
Pene tu spargi a larga mano; il duolo
Spontaneo sorge e di piacer, quel tanto
Che per mostro e miracolo talvolta
Nasce d'affanno, è gran guadagno. Umana
Prole cara agli eterni! assai felice
Se respirar ti lice
D'alcun dolor: beata
Se te d'ogni dolor morte risana.

Giacomo Leopardi

stelline voti: 108; popolarità: 13; 0 commenti

categoria: Poesie

I f (Lettera al figlio, 1910)

Se riesci a mantenere la calma
quando tutti attorno a te la stanno perdendo,
Se sai aver fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te
tenendo conto pero' dei loro dubbi;
Se sai aspettare senza stancarti di aspettare
o essendo calunniato non rispondere con calunnie
o essendo odiato non dare spazio all'odio
senza tuttavia sembrare troppo buono ne' parlare troppo da saggio;

Se sai sognare senza fare dei sogni i tuoi padroni;
Se riesci a pensare senza fare di pensieri il tuo fine;
Se sai incontrarti con il successo e la sconfitta
e trattare questi due impostori proprio nello stesso modo;
Se riesci a sopportare di sentire la verita' che tu hai detto,
distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per gli ingenui;
Se sai guardare le cose, per le quali hai dato la vita distrutte
e sai umiliarti a ricostruirle con i tuoi strumenti ormai logori;

Se sai fare un'unica pila delle tue vittorie
e rischiarla in un solo colpo a testa o croce
e perdere e ricominciare dall'inizio
senza mai lasciarti sfuggire una sola parola su quello che hai perso;
Se sai costringere il tuo cuore,i tuoi nervi,
i tuoi polsi a sorreggerti anche dopo molto tempo che non te li senti piu'
e cosi' resistere quando in te non c'e' piu' nulla
tranne la volonta' che dice : resisti !;

Se sai parlare con i disonesti senza perdere la tua onesta'
o passeggiare con i re senza perdere il tuo comportamento normale;
Se non possono ferirti ne' i nemici ne' gli amici troppo premurosi;
Se per te contano tutti gli uomini, ma nessuno troppo;
Se riesci a riempire l'inesorabile minuto
dando valore ad ogni istante che passa:
tua e' la Terra e tutto cio' che vi e' in essa
e - quel che piu' conta - tu sarai un Uomo, figlio mio!

Rudyard Kipling

segnalata da Miki lunedì 18 febbraio 2002

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categoria: Poesie

A mio figlio.

Dormi, bambino mio, e sogna ciò che la vita ti vorrà dare.

Non smettere mai di sognare, anche se, da grande,
imparerai che i sogni, talvolta, si frantumano
in tanti amari frammenti di cose non fatte.

Non permettere alla realtà di impedirti di sognare,
perché sarai tu la guida dei tuoi sogni e della tua vita,
perché sarai tu, con l’amore che sempre avrai in te,
a consentire ai tuoi sogni di realizzarsi.

Dormi, bambino mio, e sogna.

antonella

segnalata da antonella sabato 5 ottobre 2002

stelline voti: 10; popolarità: 0; 0 commenti

categoria: Poesie

A mia figlia di là dal mare

A MIA FIGLIA DI LA’ DAL MARE


Di là dal telefono avevi
rimproveri e strali,
brandivi una lunga sequela
di astii e rimbrotti,
ma gli occhi tuoi fondi e i capelli
piantati stizzosi nel mezzo alla fronte
pensavo, indomiti alfieri
di tanto tuo indomito umore
che a niente si piega e persegue
la strenua protesta…e protesta.. e protesta…
E a contrasto
la voce m’induce
immagini di acque assolate
di sabbie increspate da venti incostanti
di erbe acquattate
da quieti zebù ruminanti…
Che fiero dispendio di tante energie
strabordanti!
Di là dal telefono non puoi
capire perché
la mia consueta materna attenzione per te
sia oggi così rarefatta, distratta, protratta in barbagli di luce
che il lucido zoccolo spicca di Pan quando batte
la pietra di meriggio
in meriggio. Il peggio è che
se mi leggessi nel pensiero
di scatto t’ammutoliresti
offesa
dalla mia scarsa considerazione
per la tua giovane e lieta disperazione.
E non sapresti quanto rispetto ne provo,
invece,
e quanta
sorridente considerazione.

Arianna Guarnieri

segnalata da Arianna Guarnieri lunedì 17 febbraio 2003

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categoria: Poesie

A mia figlia

davanti al mare
tu
minuscola
mi hai allargato il cuore
di tenerezza.
Ed ho abbracciato
il MONDO

gabriella

segnalata da gabriella mercoledì 23 giugno 2004

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categoria: Poesie

“Al figlio che verrà”

Ti immagino,
sei moro, con occhi grandi e verdi,
né magro, né grasso.
Il tuo cognome è lo stesso della persona più importante per tua madre,
la persona che ha amato e che amerà per sempre.

Sorridi, sempre.
Ti piace il mare,
giochi nell’acqua bassa,
perché sai che tua madre si spaventa se entri più dentro.
Così gridi:
“Papà, portami laggiù!”
E vai felice sulle spalle di tuo padre,
lì dove l’acqua è alta.
Hai paura,
ma sai che finchè tuo papà è con te
e tua mamma ti guarda dalla spiaggia,
non potrà accaderti nulla.
Con il tuo costumino verde,
sei il bimbo più bello della spiaggia…

Sei il frutto sublime di Amore stesso.

In casa sei un terremoto,
non stai fermo un secondo
e mandi tua madre in delirio,
ma il tutto si conclude con una grande risata,
nel momento in cui tuo padre apre la porta di casa…

E’ l’ora di cena
ed il tavolo è ancora pieno di
quaderni, colori, giochi e costruzioni…
“Su, su di fretta, che è pronto!”
Tuo padre ti aiuta a sistemare,
un volo sul seggiolone e si cena…
Ti piace mangiare le cose “dei grandi”.

Vivi nell’amore di mamma e papà.

Tranquillo, la tua infanzia sarà stupenda,
te lo prometto.

Laura.

Laura - tratto da l mio libro che uscirà a breve!

segnalata da Lally venerdì 14 aprile 2006

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categoria: Poesie

Il Sorriso.....dedicata a mio figlio

Tu sai perchè sorrido...
quando osservo il tuo viso e la felicità traspare
nei tuoi occhi sereni,
e, una piccola smorfia appare sulle carnose labbra;
sorrido.....quando il vento scompiglia i tuoi capelli,
così folti e belli...come fili di seta che brillano nel sole;
sorrido....quando sento la tua voce
che teneramente dice: "Mamma ti voglio bene!"
Allora lascio le amarezze...le angosce....le tristezze
in un angolo sperduto,
dimentico il passato...tuffandomi in un sorriso
plasmato dalla tua gioventù;
tu sai perchè sorrido......
nonostante le fatiche....le pene....i sogni ormai perduti che non tornano più,
perchè nel mio sorriso tu trovi uno spiraglio
un'ancora sicura...che affronta la tempesta...tenace
forte e salda,
un'umile fiammella che tiene acceso il cuore;
sorrido....quando penso che l'universo è immenso
e al di là del cielo c'è un posto anche per me!
Sorrido......perchè è bello vederti camminare,
andare incontro al mondo ...mentre io mi allontano
camini lentamente....e con fare deciso,
e hai sulle labbra ..........l'ombra di un sorriso.

Laura

segnalata da Laura martedì 17 maggio 2011

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categoria: poesie

a mia figlia

S'affaccia il tuo sguardo
curioso, indeciso
tra ombre e colori sfumati
tra fruscii e silenzi.
Il vento ti manda un profumo di fiori
impertinente non si cura di te
dei tuoi pudori
dei tuoi sentimenti.
Giovinezza che arrivi nascosta
tra fronde e pensieri
ti nascondi tra boccioli schiusi
adorni di spine.
Il tuo sguardo trema
già l'accogli nel cuore
già ti nebri dei suoi profumi.

Neris

segnalata da Neris lunedì 10 settembre 2012

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categoria: Poesie

'E figlie e rimane

‘E FIGLIE ‘E RIMANE

Cumme s’ha passeno
‘e figlie ‘e rimane
sulo ‘o Pataterno
ho pote sapé.

Si faranno buon uso
r’e’ ccose ‘nventate,
camparranno sennz’ombra
alcuna meglie ‘e ll’ate.

Nuje ca’ simm’asciute
ra ‘na guerra senza pietà,
quanno se magnava
appetito cu’ ‘a famma.

Mo’ ca’ teneno
ogne forma ‘e ricchezze,
pare ca stessero
ammiezz’a munnezza..

Guardate arreta
pe’ sturià ‘e guaje fernute.
Guardate annanze
pe’ nunnè ffa cchiù!

Catello Nastro

TRADUZIONE AD SENSUM

Come se la passeranno le nuove generazioni solo Iddio lo sa. Se faranno buon uso della moderna tecnologia, senza dubbio vivranno meglio di noi che siamo nati durante la guerra quando si mangiava l’appetito con la fame come companatico. Adesso che i giovani hanno ogni tipo di ricchezza sembrano quasi, alcuni, vivere nell’immondizia e nel vizio. Giovani, studiate la storia del passato per notare i guai combinati dalle vecchie generazioni e cercate, voi, di non farli più!

segnalata da Catello Nastro lunedì 5 novembre 2012

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categoria: poesie

Figlio mio

Ti lascio andare figlio mio,
è l’inizio della tua vita
a grandi passi conquista il mondo,
e fatti conquistare.
Sei come un bruco che è diventato farfalla.
Il mondo è grande,
e grande è la tua curiosità.
Io ti guarderò crescere,
da lontano e sorriderò.
Apri il tuo cuore a chi ti ama,
e dona tutto l’amore che puoi.
Io sarò lontana,
ma vicina con il mio cuore,
e se ti volterai mi troverai… sempre.

segnalata da Tiziana Cesta lunedì 19 novembre 2012

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categoria: poesie

Il figlio del mare

Io che fui tuo figlio,
nei tuoi profondi ed oscuri abissi concepito
dai tuoi eterni flussi e riflussi nato.
Culla primordiale di vita tu fosti
moto perpetuo del mondo,
sua linfa, suo sangue.
Per madre ebbi l'infinito turchino del cielo
Che con te ancora si sposa, in rinnovato amore,
là dove lo sguardo si perde e si confonde
in sognante incanto.
Di fronte a te, o padre, ora mi ergo,
dopo anni d'assenza
ed in rispettoso silenzio contemplo
la tua maestosa e eterna bellezza
che ancora una volta mi ricorda
quanto vana sia la mia fugace
ed incerta esistenza

Xavier Wheel

segnalata da Renato Volti lunedì 10 agosto 2009

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categoria: Poesie

Il figlio della luna

Riemergo dal silenzio
dei giorni a venire
come Atlantide dagli abissi
con quelle verità
che vi possono guarire.
Idolatro il sentiero
che mi scelse da bambino,
le sue ferite ancora aperte
l'inchiostro sulla pelle,
l'amaro in gola
per infettarmi il sangue
con la rabbia della parola.
Il passo è lento ma
non conosce riposo.
Si muove nel vento
feroce, vigoroso.
Lascia impronte profonde
sul mare in tempesta
sono isole feconde
che coltivo nella testa.
Mille volte sono crollato
scosso da una lacrima,
mille volte mi sono rialzato
con indosso quella lacrima,
ogni giorno più forte e disperato di ieri
un misantropo Pierrot che resta ancora in piedi.
E oggi che l'età si compie
oltre il corso della vita mia
non c'è ragione
che io cambi idea
sulla malinconia.
Nessuna obbedienza, nessuna pietà
per chi non dimora la poesia,
nessuna alleanza, nessun aldilà
per chi vuole vietare la fantasia.
Io sono il perdono
che non merita questa realtà
sono la grazia
che non è concessa
a sua maestà.
Sono la tua preghiera
sono la mia bandiera,
sono uno che non ha paura
sono solo un poeta,
il figlio della luna.

Michele Gentile

segnalata da Sara mercoledì 25 marzo 2020


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