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categoria: Barzellette » uomini e donne

Il Sig. Rossi, seduto maccanto al letto della moglie agonizzante, singhiozza e piange disperatamente. A un tratto la moglie, con uno sforzo estremo, riesce a sussurrare: "Enzo, non posso passare a miglior vita senza confessarti i miei torti" "Non ora, cara" risponde il marito commosso. "Sta tranquilla e non pensarci". "Non posso." replica lei "Altrimenti la mia anima non avrà pace. Ti ho tradito, Enzo, in questa stessa stanza, non più di un mkese fa...". "Calmati, tesoro." dice Enzo "So tutto. Altrimenti perché ti avrei dato il cianuro?".

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categoria: Barzellette

Un russo e un'americano si incontrano. L'Americano dice al russo: "scommettiamo che cavalco 10 bufali tutti nello stesso momento?" Il russo, sicuro di vincere, scommette 100 dollari. L' Americano, dopo aver cavalcato i 10 bufali dice al Russo: "Non imparate proprio mai a lasciare in pace noi Americani, non avete ancora capito che perderete sempre!! Ah, a proposito, piacere, il mio nome è Bill, Buffalo Bill." Il Russo si infiamma e dice."Ok, scommettiamo che riesco a farmi 3 donne assieme?" L'Americano, sicuro, scommette 100 dollari, ma il Russo, dovanti ai suoi occhi, compie il prodigio. L' Americano, stupito, da 100 dollari al Russo e dice: "Complimenti, sei un grande! Come ti chiami?" e il Russo risponde: "Bill, Chernobill"

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categoria: Frasi d'amore » lettere

Per una donna sconosciuta

Mio angelo, mio tutto, mio io. Solo poche parole per oggi e addirittura a matita (con la tua) — Non sarò sicuro del mio alloggio sino a domani; che inutile perdita di tempo è tutto ciò! — Perché quest'angoscia profonda, quando parla la necessità — il nostro amore può forse durare senza sacrifici, senza che ciascuno di noi pretenda tutto dall’altro; puoi tu mutare il fatto che tu non sei tutta mia, io non sono tutto tuo? — Oh, Dio!, rivolgi il tuo sguardo alla bella Natura e da’ pace al tuo animo per ciò che deve essere — L’amore esige tutto e ben a ragione, così è di me per te, di te per me — Ma tu dimentichi così facilmente che io debbo vivere per me e per te. Se fossimo completamente uniti, tu sentiresti questa dolorosa necessità, tanto poco quanto la sento io - Il viaggio è stato orribile. Sono arrivato qui soltanto ieri mattina alle quattro.
Siccome c’erano pochi cavalli, la diligenza ha scelto un altro itinerario; ma che strada orribile! Alla penultima stazione mi hanno sconsigliato di viaggiare di notte, hanno cercato di ispirarmi paura d’un bosco ma ciò non è servito ad altro che a spronarmi — e ho avuto torto.
La vettura ha finito con lo sfasciarsi su quell’orribile strada, un semplice sentiero di campagna senza fondo. Se non avessi avuto quei due postiglioni, sarei rimasto per strada — Per l’altra strada, quella solita, Esterhàzy con otto cavalli ha avuto la stessa sorte che io con quattro — Tuttavia, in un certo senso la cosa mi ha anche fatto piacere, come succede ogni volta che supero felicemente qualche ostacolo — Ora voglio passare in fretta dagli eventi estrinseci a quelli intimi. Confido che ci vedremo presto; ed anche oggi mi manca il tempo per dirti i pensieri che ho rimuginato in questi ultimi giorni sulla mia vita — Se i nostri cuori fossero sempre l’uno vicino all’altro, non mi capiterebbe certo di avere simili pensieri. II mio cuore trabocca del desiderio di dirti tante cose — Ahimè - ci sono momenti in cui sento che la parola è inadeguata — Cerca di essere serena — e sii per sempre il mio fedele unico tesoro, ii mio tutto, come io lo sono per te. Sono gli dèi che debbono provvedere, qualunque possa essere il nostro destino.

Il tuo fedele
Ludwig

Ludwing Van Beethoven

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categoria: Poesie

Altissimu, onnipotente, bon Signore


Altissimu, onnipotente, bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria e l'honore
et onne benedictione.

Ad te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo e'ne dignu te mentovare.

Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue
creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l'a'i formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si', mi' Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature da'i sustentamento.

Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa
et casta.

Laudato si', mi' Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra
matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.

Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano
per lo tuo amore
et sostengo infirmitate et tribulatione.

Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,
ka da te , Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra
morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po' skappare:
guai a cquelli ke morranno ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le tue
sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.

Laudate e benedicete mi' Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.

Francesco D'Assisi

stelline voti: 38; popolarità: 1; 0 commenti

categoria: Frasi d'amore » lettere

Per Francesca Castellazzi - 29 Agosto 1900

Tante, tante cose ti vorrei dire che mi si affollano alla mente e mi gonfiano in cuore e che diventano fredde e sciocche nella carta.
Questo solo ti dico, che ti ho ancora e sempre dinanzi agli occhi, e ti accompagnano in ogni ora della tua giornata, e sento che mi manca la più cara e la miglior parte di me stesso.
Come hai fatto a prendermi così?
Quel viaggio che ho rifatto da solo, dopo averlo fatto insieme a te è stato una gran tristezza; ogni luogo, ogni pietra che abbiamo visto insieme mi ritorna dinanzi, e mi lega.
Le parole, gli atti, il tono della voce. Le parole che non dicesti e quelle che non osai dirti.
L'ombra che ti fuggiva nella fronte e gli occhi che guardavano lontano.
Ancora non mi dà pace di aver perduto questi giorni che avrei potuto passare ancora insieme a te, o vicino a te. E se non fosse la certezza di far pensare che son matto, farei il ballo del ritorno anche per un sol giorno. Beata te che sei così giudiziosa ed equilibrata!
Vedi che un po' d'equilibrio l'hai dato anche a me!
Però domani sera voglio essere a Milano, senz'altra dilazione e vuol dire che lontani per lontani guarderò almeno il posto dove ti vedevo passare dalla finestra.
Che sciocchezze, eh?
Ebbi la tua lettera come una carezza. Ma l'avevo aspettata tanto che sono andato ad aspettarla anche all'arrivo del corriere dall'Italia. Scrivimi al "Continentale" dal giorno del tuo arrivo.
Io non mi permetto di darti dei consigli, ma penso che se non potessi trovare l'alloggio per cui hai telegrafato, non sarebbe poi la fine del mondo se tu andassi all'albergo fin che avessi trovato di collocarti bene.
Ti bacio quelle mani che mi attirano e mi tengono stretto.
Addio.
Tuo Verga

Giovanni Verga

stelline voti: 16; popolarità: 2; 0 commenti

categoria: Poesie

Lettera alla madre


"Mater dolcissima, ora scendono le nebbie,
il Naviglio urta confusamente sulle dighe,
gli alberi si gonfiano d'acqua, bruciano di neve;
non sono triste nel Nord: non sono
in pace con me, ma non aspetto
perdono da nessuno, molti mi devono lacrime
da uomo a uomo. So che non stai bene, che vivi
come tutte le madri dei poeti, povera
e giusta nella misura d'amore
per i figli lontani. Oggi sono io
che ti scrivo." - Finalmente, dirai, due parole
di quel ragazzo che fuggì di notte con un mantello corto
e alcuni versi in tasca. Povero, così pronto di cuore
lo uccideranno un giorno in qualche luogo. -
"Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo
di treni lenti che portavano mandorle e arance,
alla foce dell'Imera, il fiume pieno di gazze,
di sale, d'eucalyptus. Ma ora ti ringrazio,
questo voglio, dell'ironia che hai messo
sul mio labbro, mite come la tua.
Quel sorriso m'ha salvato da pianti e da dolori.
E non importa se ora ho qualche lacrima per te,
per tutti quelli che come te aspettano,
e non sanno che cosa. Ah, gentile morte,
non toccare l'orologio in cucina che batte sopra il muro
tutta la mia infanzia è passata sullo smalto
del suo quadrante, su quei fiori dipinti:
non toccare le mani, il cuore dei vecchi.
Ma forse qualcuno risponde? O morte di pietà,
morte di pudore. Addio, cara, addio, mia dolcissima mater."

>

Salvatore Quasimodo

stelline voti: 49; popolarità: 12; 0 commenti

categoria: Poesie

Chiare fresche e dolci acque

Chiare fresche e dolci acque
ove le belle membra
pose colei che sola a me par donna;
gentil ramo, ove piacque,
(con sospir mi rimembra)
a lei di fare al bel fianco colonna;
erba e fior che la gonna
leggiadra ricoverse con l'angelico seno;
aere sacro sereno
ove Amor co' begli occhi il cor m'aperse:
date udienza insieme
a le dolenti mie parole estreme.

S'egli è pur mio destino,
e 'l cielo in ciò s'adopra,
ch'Amor quest'occhi lagrimando chiuda,
qualche grazia il meschino
corpo fra voi ricopra,
e torni l'alma al proprio albergo ignuda;
la morte fia men cruda
se questa spene porto
a quel dubbioso passo,
ché lo spirito lasso
non poria mai più riposato porto
né in più tranquilla fossa
fuggir la carne travagliata e l'ossa.

Tempo verrà ancor forse
ch'a l'usato soggiorno
torni la fera bella e mansueta,
e là 'v'ella mi scorse
nel benedetto giorno,
volga la vista disiosa e lieta,
cercandomi; ed o pietà!
già terra infra le pietre
vedendo, Amor l'inspiri
in guisa che sospiri
sì dolcemente che mercé m'impetre,
e faccia forza al cielo
asciugandosi gli occhi col bel velo.

Dà be' rami scendea,
(dolce ne la memoria)
una pioggia di fior sovra 'l suo grembo;
ed ella si sedea
umile in tanta gloria,
coverta già de l'amoroso nembo;
qual fior cadea sul lembo,
qual su le treccie bionde,
ch'oro forbito e perle
eran quel dì a vederle;
qual si posava in terra e qual su l'onde,
qual con un vago errore
girando perea dir: "Qui regna Amore".

Quante volte diss'io
allor pien di spavento:
"Costei per fermo nacque in paradiso!".
Così carco d'oblio
il divin portamento
e 'l volto e le parole e'l dolce riso
m'aveano, e sì diviso
da l'imagine vera,
ch'i' dicea sospirando:
"Qui come venn'io o quando?"
credendo esser in ciel, non là dov'era.
Da indi in qua mi piace
quest'erba sì ch'altrove non ho pace.

>

Francesco Petrarca

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categoria: Poesie

La sera del dì di festa

Dolce e chiara è la notte e senza vento,
E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti
Posa la luna, e di lontan rivela
Serena ogni montagna. O donna mia,
Già tace ogni sentiero, e pei balconi
Rara traluce la notturna lampa:
Tu dormi, che t'accolse agevol sonno
Nelle tue chete stanze; e non ti morde
Cura nessuna; e già non sai né pensi
Quanta piaga m'apristi in mezzo al petto.
Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno
Appare in vista, a salutar m'affaccio,
E l'antica natura onnipossente,
Che mi fece all'affanno. A te la speme
Nego, mi disse, anche la speme; e d'altro
Non brillin gli occhi tuoi se non di pianto.
Questo dì fu solenne: or dà trastulli
Prendi riposo; e forse ti rimembra
In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti
Piacquero a te: non io, non già ch'io speri,
Al pensier ti ricorro. Intanto io chieggo
Quanto a viver mi resti, e qui per terra
Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi
In così verde etate! Ahi, per la via
Odo non lunge il solitario canto
Dell'artigian, che riede a tarda notte,
Dopo i sollazzi, al suo povero ostello;
E fieramente mi si stringe il core,
A pensar come tutto al mondo passa,
E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito
Il dì festivo, ed al festivo il giorno
Volgar succede, e se ne porta il tempo
Ogni umano accidente. Or dov'è il suono
Di que' popoli antichi? or dov'è il grido
De' nostri avi famosi, e il grande impero
Di quella Roma, e l'armi, e il fragorio
Che n'andò per la terra e l'oceano?
Tutto è pace e silenzio, e tutto posa
Il mondo, e più di lor non si ragiona.
Nella mia prima età, quando s'aspetta
Bramosamente il dì festivo, or poscia
Ch'egli era spento, io doloroso, in veglia,
Premea le piume; ed alla tarda notte
Un canto che s'udia per li sentieri
Lontanando morire a poco a poco,
Già similmente mi stringeva il core.

Giacomo Leopardi

stelline voti: 18; popolarità: 1; 0 commenti

categoria: Poesie

La Bovary c'est moi


Cependant le berceau remue, et il ondule tout
seul... Elle est saisie, et entend une petite
voix tre's douce, si basse, qu'elle la croirait
en elle: "Ma che're et tre's che're maitresse, si
j'aime à bercer votre enfant, c'est que je
suis moi-meme enfant"... De's ce jour elle n'est
plus seule...
J. Michelet, La sorcie're

Dice: ti cullo il bambino perché
anch'io sono un bambino - ma è assurdo.
Non può avere la voce uno che non è qui
ne' braccia ne' potrei volendo cullarlo a mia volta.
Pure il bambino vero tace se resto in ascolto
della sua finta voce nella mia finta pace.
Pure gli posso far dire ogni parola che voglio:
mio amore quanto errore e dolore ci divide
quanto futuro senza futuro si spalanca.
Vuole mettere ordine vuole che mi riposi.

Gli posso far pensare ogni pensiero che voglio:
lei pensa che io penso - mi pensera'.
Pensami nella mia camera
ingombra del mio niente.
Pensami nel mio niente carico di tutto.
Di me diranno che ho visioni che sono magra.
Di me diranno abbia cura della salute.
Ma tace il bambino vero se resto in ascolto.
Tace se resto in ascolto il tic-tac dell'orologio.
Mi ha detto non avere paura
non è quello il tempo vero
non guardare
non toccare
le vene sulle tue mani.

Giovanni Giudici

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categoria: Poesie

La sera fiesolana

Fresche le mie parole ne la sera
ti sien come il fruscìo che fan le foglie
del gelso ne la man di chi le coglie
silenzioso e ancor s'attarda a l'opra lenta
su l'alta scala che s'annera
contro il fusto che s'inargenta
con le sue rame spoglie
mentre la Luna è prossima a le soglie
cerule e par che innanzi a sè distenda un velo
ove il nostro sogno giace
e par che la campagna già si senta
da lei sommersa nel notturno gelo
e da lei beva la sperata pace
senza vederla.
Laudata sii pel tuo viso di perla,
o Sera, e pe'; tuoi grandi umidi occhi ove si tace
l'acqua del cielo!
Dolci le mie parole ne la sera
ti sien come la pioggia che bruiva
tepida e fuggitiva,
commiato lacrimoso de la primavera,
su i gelsi e su gli olmi e su le viti
e su i pinidai novelli rosei diti
che giocano con l'aura che si perde,
e su 'l grano che non è biondo ancora
e non è verde,
e su 'l fieno che già patì la falce
e trascolora,
e su gli olivi, su i fratelli olivi
che fan di santità pallidi i clivi
e sorridenti.
Laudata sii per le tue vesti aulenti,
o Sera, e pel cinto che ti cinge come il salce
il fien che odora!
Io ti dirò verso quali reami
d'amor ci chiami il fiume, le cui fonti
eterne a l'ombra de gli antichi rami
parlano nel mistero sacro dei monti;
e ti dirò per qual segreto
le colline su i limpidi orizzonti
s'incurvino come labbra che un divieto
chiuda, e perché la volontà di dire
le faccia belle
oltre ogni uman desire
e nel silenzio lor sempre novelle
consolatrici, sì che pare
che ogni sera l'anima le possa amare
d'amor più forte.
Laudata sii per la tua pura morte,
o Sera, e per l'attesa che in te fa palpitare
le prime stelle!

Gabriele D'Annunzio

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categoria: Poesie

Il Cantico delle Creature

Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si', mi' Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si', mi' Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore
et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke 'l sosterrano in pace,
ka da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si', mi' Signore, per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a·cquelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.
Laudate e benedicete mi' Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.

Francesco D'Assisi

stelline voti: 16; popolarità: 0; 0 commenti

categoria: Poesie

Fumatori di carta


Mi ha condotto a sentir la sua banda. Si siede in un angolo
e imbocca il clarino. Comincia un baccano d'inferno.
Fuori, un vento furioso e gli schiaffi, tra i lampi,
della pioggia fan si che la luce vien tolta,
ogni cinque minuti. Nel buio, le facce
danno dentro stravolte, a suonare a memoria
un ballabile. Energico, il povero amico
tiene tutti, dal fondo. E il clarino si torce,
rompe il chiasso sonoro, s'inoltra, si sfoga
come un'anima sola, in un secco silenzio.

Questi poveri ottoni son troppo sovente ammaccati:
contadine le mani che stringono i tasti,
e le fronti, caparbie, che guardano appena da terra.
Miserabile sangue fiaccato, estenuato
dalle troppe fatiche, si sente muggire
nelle note e l'amico li guida a fatica,
lui che ha mani indurite a picchiare una mazza,
a menare una pialla, a strapparsi la vita.

Li ebbe un tempo i compagni e non ha che trent'anni.
Fu di quelli di dopo la guerra, cresciuti alla fame.
Venne anch'egli a Torino, cercando una vita,
e trovò le ingiustizie. Imparò a lavorare
nelle fabbriche senza un sorriso. Imparò a misurare
sulla propria fatica la fame degli altri,
e trovò dappertutto ingiustizie. Tentò darsi pace
camminando, assonnato, le vie interminabili
nella notte, ma vide soltanto a migliaia i lampioni
lucidissimi, su iniquità: donne rauche, ubriachi,
traballanti fantocci sperduti. Era giunto a Torino
un inverno, tra lampi di fabbriche e scone di fumo;
e sapeva cos'era lavoro. Accettava il lavoro
come un duro destino dell'uomo. Ma tutti gli uomini
lo accertassero e al mondo ci fosse giustizia.
Ma si fece i compagni. Soffriva le lunghe parole
e dovette ascoltarne, aspettando la fine.
Se li fece i compagni. Ogni casa ne aveva famiglie.
La città ne era tutta accerchiata. E la faccia del mondo
ne era tutta coperta. Sentivano in sè
tanta disperazione da vincere il mondo.

Suona secco stasera, malgrado la banda
che ha istruito a uno a uno. Non bada al frastuono
della pioggia e alla luce. La faccia severa
fissa attenta un dolore, mordendo il clarino.
Gli ho veduto questi occhi una sera, che soli,
col fratello, più triste di lui di dieci anni,
vegliavamo a una luce mancante. Ii fratello studiava
su un inutile tornio costruito da lui.
E il mio povero amico accusava il destino
che li tiene inchiodati alla pialla e alla mazza
a nutrire due vecchi, non chiesti.

D'un tratto gridò
che non era il destino se il mondo soffriva,
se la luce del sole strappava bestemmie:
era l'uomo, colpevole. Almeno potercene andare,
far la libera fame, rispondere no
a una vita che adopera amore e pietà,
la famiglia, il pezzetto di terra, a legarci le mani.

Cesare Pavese

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categoria: Barzellette

La Topolino e la Ferrari

Su una strada molto transitata, tutti i giorni all'uscita dal lavoro si incrociano una Ferrari F50 e una vecchia Topolino. Un bel giorno al passaggio da quelle parti la Topolino si trova davanti la Ferrari in panne, con un signore appoggiato al cofano aperto... "Scusi, che le posso esse d'aiuto?" dice l'ometto buffo sulla Topolino, fermandosi lì davanti. "Non credo proprio signore, necessiterei di un telefono, sa..." risponde impettito il signore. "Oh! Ma non c'è problema..." afferma l'ometto buffo porgendo al signore un telefono portatile. Il signore, sbigottito, prende il telefono e, sempre fissando il buffo omettino sulla Topolino, fa ciò che doveva fare... "Se posso in qualche modo sdebitarmi..." "Ma no, non si preoccupi, dovere di automobilista". Qualche giorno dopo la stessa Ferrari è nuovamente in panne, e il solito omettino buffo si ferma a proporre il proprio aiuto. "Posso esserle nuovamente d'aiuto?" "Oggi non credo proprio signore, vede, avrei bisogno di un terminale portatile per collegarmi via satellite con la borsa di New York..." risponde il signore. "Oh, ma non c'è problema..." e premuto qualche pulsante porge al signore un piccolo computer portatile, mentre dal tettino della Topolino esce una antenna parabolica. Il signore cade a sedere per terra con gli occhi fuori dalle orbite... "... Ah! grazie, grazie mille! Se posso contraccambiare in qualche modo..." "Ma no, si figuri, dovere di automobilista, avrebbe fatto lo stesso anche lei no?". Passa ancora qualche giorno ed è la Ferrari questa volta a vedere la Topolino ferma in uno spiazzo, tutta piena d'acqua, con l'ometto buffo che si dimena dentro. Blocca l'auto, scende a corsa e si precipita sulla Topolino, lo sportello non si apre, l'uomo dentro si dimena sempre più. Ecco che sradica lo sportello.. "Come sta? Bene? L'ho vista nell'auto che si dimenava nell'acqua..." E l'ometto, tutto infuriato... "Ma che sta facendo! Ora non ci si può più fare neanche una doccia in pace che arriva qualcuno a dar fastidio!"

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categoria: Barzellette

13 cose da fare al supermercato

Tredici cose che puoi fare in un supermercato mentre accompagni la fidanzata/la mamma:
1) Recupera 24 scatole di preservativi e mettili a caso nei carrelli degli altri clienti mentre non guardano
2) Programma tutte le sveglie del reparto casa in modo che suonino a intervalli di 5 minuti
3) Lascia una striscia di succo di pomodoro per terra in direzione del bagno
4) Avvicinati a un impiegato e digli con tono serio: "Codice 3 nel reparto casa". E osserva la sua reazione
5) Sposta un cartello "Attenzione - pavimento bagnato" in una zona con moquette
6) Monta una tenda nel reparto camping e dì al resto dei clienti che li inviti a entrare solo se ti portano dei cuscini dal reparto letti
7) Quando ti si avvicina una dipendente e ti chiede se ti può aiutare, inizia a piangere e chiedigli: "Perché non mi lasciate in pace?"
8) Fissa la telecamera per la sicurezza e usala come specchio mentre peschi nel tuo naso
9) Mentre guardi i coltelli da macelleria, chiedi alla dipendente se sa dove sono gli antidepressivi
10) Vai in giro per il supermercato con aria sospettosa mentre fischietti la musica di Mission Impossible
11) Nasconditi dietro i vestiti e quando la gente si avvicina per dare un'occhiata dì a voce bassa:"Prendimi, prendimi"
12) Quando annunciano qualcosa al megafono, raggomitolati in posizione fetale e grida:"Ancora quelle voci!"
13) Entra in un camerino e grida a voce alta: "Hey! Non c'è carta!!"

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categoria: Frasi d'amore

AMARE VUOL DIRE UN PO' REGALARE NOI STESSI, DIVENTARE DOLCI,CREDULONI E FESSI.CE NE ACCORGIAMO E QUESTO CI PIACE,ANCHE SE VUOI REAGIRE NON NE SEI PIU' CAPACE. MA QUANDO TI SENTI DIRE:"TI VOGLIO BENE" ,PENSI CHE LA PERSONA CHE TE LO DICE, UN PO' TI APPARTIENE.

A.PACE

segnalata da anny73 martedì 28 gennaio 2003

stelline voti: 6; popolarità: 0; 0 commenti

categoria: Aforismi

PERCHE' SIAMO INFASTIDITI DA UN TELEFONO CHE SQUILLA CONTINUAMENTE E CI SENTIAMO SOLI QUANDO NESSUNO CI CHIAMA

A.PACE

segnalata da anny73 martedì 28 gennaio 2003

stelline voti: 3; popolarità: 0; 0 commenti

categoria: Aforismi

LA VITA E' L'UNICA GARA IN CUI NESSUNO VORREBBE ARRIVARE PRIMA AL TRAGUARDO.FORSE PERCHE' SI HA PAURA DI ESSERE DELUSI DAL PREMIO FINALE.

A.PACE

segnalata da anny73 martedì 28 gennaio 2003

stelline voti: 4; popolarità: 0; 0 commenti

categoria: Aforismi

il bene è così in crisi d'assomigliare al male

enzo paci

segnalata da enzo paci giovedì 13 luglio 2006

stelline voti: 2; popolarità: 2; 0 commenti

categoria: frasi d'amore

amore

Quando ti vedo il mio cuore si riempie di gioia, quando parlo con te per la maggior parte del tempo sorrido, anche se non c'è ne motivo.
Quando ti penso sono felice ma allo stesso tempo triste perchè non sei con me.
Se questo è amore....be....allora significa che
TI AMO

Luigi Pace - tratto da Una cosa che purtroppo non ti ho mai detto

segnalata da Luigi domenica 10 dicembre 2006

stelline voti: 19; popolarità: 0; 0 commenti

categoria: scuse

Scusami se sono stato un codardo

Ti conosco da 14 anni, o meglio dalla prima elemetare. Ho sempre pensato che tu.....
così bella, dolce, intelligente e soprattutto così
Gentile potevi essere la donna della mia vita. Solo ora mi pento di non avertelo mai detto,
ho sempre avuto paura di non essere il tuo ragazzo ideale.
Forse è così,
ma la cosa brutta è che nonne sono certo.
E' solo colpa mia.
Scusami se sono stato un codardo anche se la cosa non ti potrebbe interessare.

Luigi Pace - tratto da 14 anni di occasioni

segnalata da Luigi domenica 10 dicembre 2006


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