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categoria: Poesie

Mare

M'affaccio alla finestra, e vedo il mare;
vanno le stelle, trèmolano l'onde.

Vedo stelle passare, onde passare:
un guizzo chiama, un palpito risponde.

Ecco sospira l'acqua, àlita il vento:
sul mare è apparso un bel ponte d'argento.

Ponte gettato sui laghi sereni,
per chi dunque sei fatto e dove meni?

Giovanni Pascoli

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categoria: Poesie

Sempre vieni dal mare

Sempre vieni dal mare
e ne hai la voce roca,
sempre hai occhi segreti
d'acqua viva tra i rovi,
e fronte bassa, come
cielo basso di nubi.
Ogni volta rivivi
come una cosa antica
e selvaggia, che il cuore
già sapeva e si serra.
Ogni volta è uno strappo,
ogni volta è la morte.
Noi sempre combattemmo.
Chi si risolve nell'urto
ha gustato la morte
e la porta nel sangue.
Come buoni nemici
che non s'odiano più
noi abbiamo una stessa
voce, una stessa pena
e viviamo affrontato
sotto povero cielo.
Tra noi non insidie,
non inutili cose -
combatteremo sempre.
Combatteremo ancora,
combatteremo sempre,
perché cerchiamo il sonno
della morte affiancati,
e abbiamo voce roca
fronte bassa e selvaggia
e un identico cielo.
Fummo fatti per questo.
Se tu od io cede all'urto.
segue una notte lunga
che non è pace o tregua
e non è morte vera.
Tu non sei più. Le braccia
si dibattono invano.
Fin che ci trema il cuore.
Hanno detto un tuo nome.
Ricomincia la morte.
Cosa ignota e selvaggia
sei rinata dal mare.

Cesare Pavese

stelline voti: 22; popolarità: 9; 0 commenti

categoria: Poesie

Sera di Liguria


Lenta e rosata sale su dal mare
la sera di Liguria, perdizione
di cuori amanti e di cose lontane.
Indugiano le coppie nei giardini,
s'accendon le finestre ad una ad una
come tanti teatri.
Sepolto nella bruma il mare odora.
Le chiese sulla riva paion navi
che stanno per salpare.

Vincenzo Cardarelli - tratto da Poesie

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categoria: Poesie

La conchiglia marina


O conchiglia marina, figlia
della pietra e del mare biancheggiante,
tu meravigli la mente dei fanciulli

Salvatore Quasimodo - tratto da Lirici greci

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categoria: Poesie

Allegria di naufragi

E subito riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare

Giuseppe Ungaretti

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categoria: Poesie

L'anguilla

L' anguilla, la sirena
dei mari freddi che lascia il Baltico
per giungere ai nostri mari,
ai nostri estuari, ai fiumi
che risale in profondo, sotto la piena avversa,
di ramo in ramo e poi
di capello in capello, assottigliati,
sempre piú addentro, sempre piú nel cuore
del macigno, filtrando
tra gorielli di melma finché un giorno
una luce scoccata dai castagni
ne accende il guizzo in pozze d' acquamorta,
nei fossi che declinano
dai balzi d' Appennino alla Romagna;
l' anguilla, torcia, frusta,
freccia d' Amore in terra
che solo i nostri botri o i disseccati
ruscelli pirenaici riconducono
a paradisi di fecondazione;
l' anima verde che cerca
vita là dove solo
morde l' arsura e la desolazione,
la scintilla che dice
tutto comincia quando tutto pare
incarbonirsi, bronco seppellito:
l' iride breve, gemella
di quella che incastonano i tuoi cigli
e fai brillare intatta in mezzo ai figli
dell' uomo, immersi nel tuo fango, puoi tu
non crederla sorella?

Eugenio Montale

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categoria: Poesie

Arsenio

I turbini sollevano la polvere
sui tetti, a mulinelli, e sugli spiazzi
deserti, ove i cavalli incappucciati
annusano la terra, fermi innanzi
ai vetri luccicanti degli alberghi.
Sul corso, in faccia al mare, tu discendi
in questo giorno
or piovorno ora acceso, in cui par scatti
a sconvolgerne l'ore
uguali, strette in trama, un ritornello
di castagnette.
E' il segno d'un'altra orbita: tu seguilo.
Discendi all'orizzonte che sovrasta
una tromba di piombo, alta sui gorghi,
più d'essi vagabonda: salso nembo
vorticante, soffiato dal ribelle
elemento alle nubi; fa che il passo
su la ghiaia ti scricchioli e t'inciampi
il viluppo dell'alghe: quell'istante
è forse, molto atteso, che ti scampi
dal finire il tuo viaggio, anello d'una
catena, immoto andare, oh troppo noto
delirio, Arsenio, d'immobilità...
Ascolta tra i palmizi il getto tremulo
dei violini, spento quando rotola
il tuono con un fremer di lamiera
percossa; la tempesta è dolce quando
sgorga bianca la stella di Canicola
nel cielo azzurro e lunge par la sera
ch'è prossima: se il fulmine la incide
dirama come un albero prezioso
entro la luce che s'arrosa: e il timpano
degli tzigani è il rombo silenzioso
Discendi in mezzo al buio che precipita
e muta il mezzogiorno in una notte
di globi accesi, dondolanti a riva, -
e fuori, dove un'ombra sola tiene
mare e cielo, dai gozzi sparsi palpita
l'acetilene -
finché goccia trepido
il cielo, fuma il suolo che t'abbevera,
tutto d'accanto ti sciaborda, sbattono
le tende molli, un fruscio immenso rade
la terra, giù s'afflosciano stridendo
le lanterne di carta sulle strade.
Così sperso tra i vimini e le stuoie
grondanti, giunco tu che le radici
con sé trascina, viscide, non mai
svelte, tremi di vita e ti protendi
a un vuoto risonante di lamenti
soffocati, la tesa ti ringhiotte
dell'onda antica che ti volge; e ancora
tutto che ti riprende, strada portico
mura specchi ti figge in una sola
ghiacciata moltitudine di morti,
e se un gesto ti sfiora, una parola
ti cade accanto, quello è forse, Arsenio,
nell'ora che si scioglie, il cenno d'una
vita strozzata per te sorta, e il vento
la porta con la cenere degli astri.

Eugenio Montale

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categoria: Poesie

Pensieri di Deola


Deola passa il mattino seduta al caffè
e nessuno la guarda. A quest'ora in città corron tutti
sotto il sole ancor fresco dell'alba. Non cerca nessuno
neanche Deola, ma fuma pacata e respira il mattino.
Fin che è stata in pensione, ha dovuto dormire a quest'ora
per rifarsi le forze: la stuoia sul letto
la sporcavano con le scarpacce soldati e operai,
i clienti che fiaccan la schiena. Ma, sole, è diverso:
si può fare un lavoro più fine, con poca fatica.
Il signore di ieri, svegliandola presto,
l'ha baciata e condotta (mi fermerei, cara,
a Torino con te, se potessi) con sè alla stazione
a augurargli huon viaggio.

E' intontita ma fresca stavolta,
e le piace esser libera, Deola, e bere il suo latte
e mangiare brioches. Stamattina è una mezza signora
e, se guarda i passanti, fa solo per non annoiarsi.
A quesr'ora in pensione si dorme e c'è puzzo di chiuso
- la padrona va a spasso - è da stupide stare lì dentro.
Per girare la sera i locali, ci vuole presenza
e in pensione, a trent'anni, quel po' che ne resta, si è perso.

Deola siede mostrando il profilo a uno specchio
e si guarda nel fresco del vetro. Un po' pallida in faccia:
non è il fumo che stagni. Corruga le ciglia.
Ci vorrebbe la voglia che aveva Marì, per durare
in pensione (perché, cara donna, gli uomini
vengon qui per cavarsi capricci che non glieli toglie
nè la moglie nè l'innamorata) e Marì lavorava
instancabile, piena di brio e godeva salute.
I passanti davanti al caffè non distraggono Deola
che lavora soltanto la sera, con lente conquiste
nella musica del suo locale. Gettando le occhiate
a un cliente o cercandogli il piede, le piaccion le orchestre
che la fanno parere un'attrice alla scena d'amore
con un giovane ricco. Le basta un cliente
ogni sera e ha da vivere. (Forse il signore di ieri
mi portava davvero con sè). Stare sola, se vuole,
al mattino, e sedere al caffè. Non cercare nessuno.

Cesare Pavese

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categoria: Poesie

Temporale

Un bubbolìo lontano...
Risseggia l'orizzonte,
come affocato, a mare;
nero di pece, a monte,
stracci di nubi chiare:
tra il nero un casolare:
un'ala di gabbiano.

Giovanni Pascoli

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categoria: Poesie

Agonia

Morire come le allodole assetate
sul miraggio
O come la quaglia
passato il mare
nei primi cespugli
perché di volare
non ha più voglia
Ma non vivere di lamento
come un cardellino accecato

Giuseppe Ungaretti

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categoria: Poesie

Io son da l'aspettar omai si stanca


Io son da l'aspettar omai si stanca,
si vinta dal dolor e dal disio,
per la si poca fede e molto oblio
di chi del suo tornar, lassa, mi manca,
che lei, che 'l mondo impalidisce e 'mbianca
con la sua falce e dà l'ultimo fio,
chiamo talor per refrigerio mio,
si 'l dolor nel mio petto si rinfranca.
Ed ella si fa sorda al mio chiamare,
schernendo i miei pensier fallaci e folli,
come sta sordo anch'egli al suo tornare.
Cosi col pianto, ond'ho gli occhi miei molli,
fo pietose quest'onde e questo mare;
ed ei si vive lieto ne' suoi colli.

Gaspara Stampa - tratto da Rime

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categoria: Poesie

Simili a melodie rapprese in mondo


Simili a melodie rapprese in mondo,
quand'erano sull'orlo di sfatarsi
nei superni silenzi, ardono pace
nel mezzogiorno torrido le ondate
ferme dei pini, sul brillio turchino
del mare che smira'cola d'argento.
E ancora dalle masse di smeraldo
divampa un concepirsi incandescenze;
ma un pensiero di su le incenerisce
in quella pausa d'essere ch'e' cielo:
azzurreggiar di tenebra, che intima
(dal massiccio dell'alpe all'orizzonte)
ai duri tronchi e'rgersi alati incensi
a un dio sonoro, addormentato, in forma
d'un paese celeste sulla terra.

Arturo Onofri - tratto da Simili a melodie rapprese in mondo

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categoria: Poesie

La notte lava la mente


Poco dopo si è qui come sai bene,
fila d'anime lungo la cornice,
chi pronto al balzo, chi quasi in catene.

Qualcuno sulla pagina del mare
traccia un segno di vita, figge un punto.
Raramente qualche gabbiano appare.

Mario Luzi - tratto da Onore del vero

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categoria: Poesie

Dove la luce

Come allodola ondosa
Nel vento lieto sui giovani prati,
Le braccia ti sanno leggera, vieni.
Ci scorderemo di quaggiù,
E del mare e del cielo,
E del mio sangue rapido alla guerra,
Di passi d'ombre memori
Entro rossori di mattine nuove.
Dove non muove foglia più la luce,
Sogni e crucci passati ad altre rive,
Dov'è posata sera,
Vieni ti porterò
Alle colline d'oro.
L'ora costante, liberi d'età,
Nel suo perduto nimbo
Sarà nostro lenzuolo

Giuseppe Ungaretti

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categoria: Poesie

Un'alba


Com'e' spoglia la luna, è quasi l'alba.
Si staccano i convogli, nella piazza
bruna di terra il verde dei giardini
trema d'autunno nei cancelli.
E' l'ora fioca in cui s'incide al freddo
la tua città deserta, appena un trotto
remoto di cavallo, l'attacchino
sposta dolce la scala lungo i muri
in un fruscio di carta.
La tua stanza
leggera come il sonno sarà nuova
e in un parato da campagna al sole
roseo d'autunno s'aprira'.
La fredda
banchina dei mercati odora d'erba.
La porta verde della chiesa è il mare.

Alfonso Gatto - tratto da Arie e Ricordi

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categoria: Poesie

Albero


Tutto il cielo cammina come un fiume,
grandi blocchi traendo di fiamme e d'ombra.
Tutto il mare rompe, onda dietro onda,
splendido, alle fuggenti dune.

L'albero, chiuso nel puro contorno,
oscuro come uno che sta su la soglia,
muto guarda, senza battere foglia,
gli spazi agitati dal trapasso del giorno.

Diego Valeri - tratto da Terzo tempo

stelline voti: 7; popolarità: 0; 0 commenti

categoria: poesie

lo sguardo che inganna

Chi uccide mostra odio e ferocia,
furore demente,
freddezza disumana.
Nel piantarmi il coltello nella pancia,
avessi almeno avuto la decenza di mostrare una faccia adeguata alla sciagurata azione assassina...
invece mi mostravi un sorriso...

blu mare - tratto da tratto dal mio diario

segnalata da blu sabato 17 dicembre 2011

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categoria: poesie

L'odore primordiale

Un giorno mi hai detto: "che ne sai tu dell'odore primordiale?!", un pò serio, un pò ridendo... un pò sorpreso...
Non serve chiedere che cos'è, basta tacere, svuotare la mente ed allargare bene le narici... senti... è questo... è come fare un pellegrinaggio in una terra sconosciuta,
dove distrarsi, dove sfogarsi, dove sbandare dalle traiettorie, le solite, che non portano a nulla,
dove rifugiarsi in qualche cosa che hai troppe volte dimenticato,
dove rimani aggrappato al solo sangue che gira, veloce e rovente,
dove confondere le acque e sporcarle dell'odore feroce della primordialità.
Ecco cos'é!
Respira l'odore di questi momenti che qualsiasi cosa accadrà ti ricorderari.

blu mare - tratto da il mio diario

segnalata da blu mare sabato 17 dicembre 2011

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categoria: Poesie

IL MARE D'INVERNO

IL MARE D’INVERNO

La voce del mare d’inverno
è violenta, costante, impetuosa.
Sembra quasi voglia lambire
la strada asfaltata scavalcando
le dune di sabbia.
E tu t’immergi in questo monotono rito,
per ascoltare la voce della natura,
oltraggiata, violata, distorta.
Ma la voce del mare è grande.
Il suo ritmico urlo si sente lontano.
Non dare un giudizio sul ritmo costante.
Attendi solo la quiete
che apporta il sereno.

Catello Nastro

segnalata da Catello Nastro martedì 3 gennaio 2012

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categoria: Poesie

il mare e noi

il mare avvolge noi
che siamo abbracciati,
la carezza dell'acqua salata,
è così delicata e potente,
l'estate sfolgora dal cielo alla terra
in tutta la sua bellezza,
sussurri,
baci lievi,
respiri,
l'acqua ascolta noi,
e noi ascoltiamo l'acqua come
un elisir d'amore,
l'amore del mare è in noi,
e il nostro amore è
nel mare.

daniela cesta

segnalata da daniela cesta mercoledì 4 luglio 2012


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